Ancora Sofia Goggia ma per favore non chiamatela Ninja

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Ancora tu? Ha chiesto di soppiatto la Divina alla nostra. Guardandola storta e inventandosi un attimo dopo il sorriso più falso dell’ultimo millennio. Ma non dovevamo vederci più? Domanda inutile. Le avrebbe voluto rispondere Sofia cantando Lucio Battisti, ma l’aveva di nuovo combinata troppo grossa per mancare anche di rispetto alla meravigliosa Lindsey. Il rispetto che in fondo si deve comunque alla più grande campionessa della storia dello sci. Ancora fantastica Goggia: ieri in discesa, stamane all’alba in superG. Sempre Vonn seconda e la slovena Stuhec terza. Lo stesso podio in due giorni sulla pista di PyeongChang, in Sud Corea, che ospiterà i Giochi olimpici del prossimo inverno. Lindsey Vonn, nata Kildow e separata da Thomas Vonn, ha trentadue anni. Otto più di Sofia. E quindi il domani a cinque cerchi sembrerebbe averlo in pugno l’impertinente bergamasca con l’erre moscia che nelle ultime ventiquattr’ore ha azzeccato assolutamente tutto: persino quel salto artificiale che non aveva in prova mai saputo bene da che parte prendere. Tranne la cattiva idea di farsi chiamare Ninja dalla Gazzetta, un soprannome che si dovrà, ahimè, portare dietro per tutto il resto della vita. Non bastava Nainggolan con tutti quegli orribili tatuaggi addosso e la cresta da mohicano che cambia di colore a seconda della luna con la quale si sveglia? E’ poi tanto bello Sofia. Forse perché era il nome di mia mamma ed è della mia unica nipotina. Così come ci andrei piano prima di dare per battuta la Divina. Che di vittorie in Coppa del Mondo ha il record: settantasette. Delle quali ben 39 in libera. E bella. Anzi, bellissima. Mentre la Goggia, accostata malamente persino all’immensa Deborah Compagnoni, prima di venerdì non era ancora salita sul gradino più alto del podio. Semmai alla frutta è Tiger Woods, l’ex moroso di Lindsey, che non alza più una pallina butterata dai fairway e che intanto si è addormentato su un comodissimo letto di un miliardo e 300 milioni di dollari guadagnati in carriera tra sponsor e green. Ma questo è tutto un altro discorso. Anche perché se mi piacerebbe continuare a parlare di sci e del secondo posto a sorpresa di Stefano Gross, il sesto di Nonno Thaler e il settimo di Manfred Moelgg nello slalom neve, acqua, buche e fango di Kranjska Gora, non molto lontana da Tarvisio. O preferite che ci mettiamo a discutere dell’apertura d’oggi di Repubblica: “Consip, è lite tra le procure” che chissà mai cosa può importare ancora agli italiani già stanchi morti di tutte queste (sporche) storie? Meglio la Stampa: “Grillo attacca Renzi sul padre”. Chiedendogli: “Hai rottamato papà Tiziano?” che magari sarebbe stata una divertente domanda retorica quando Beppe faceva ancora il comico e non come oggi il capopopolo di tutti i poveri illusi dello Stivale. Così come l’ex di tutti gli ex, sempre più solo, avrebbe anche potuto risparmiarsi di rispondergli: “Sciacallo, non devi permetterti”. Fatela finita. Piuttosto. Perché di questo passo non vi voterà più nessuno. Io non di certo: è poco ma sicuro. Mentre la Juve fa 1-1 a Udine e dopo un anno si ricorda che nel calcio esiste anche il pareggio. E Carlo Cracco lascia MasterChef e nessuno trova il coraggio di dire pure a lui: “E chi se ne frega?”.