Neanche vi racconto di quante cose mi sono dovuto occupare in questi giorni, ma tranquilli, siete sempre nei miei pensieri, amici della palla nel cestino. Tranquilli, il plurale lo posso usare: me lo ha detto anche il dermatologo. Al singolare, invece, mi viene un prurito tremendo e mi gratto come un demonio. E quindi è meglio che eviti di nominarlo il mio Gufo con gli occhiali. Me lo compri, papà? Nooo. Quante volte devo ancora ripeterlo? Ho scritto d’altro sul blog. Del Berlusca per esempio. O di Fabio Caressa e Leo Turrini, forse con una sola erre. E molto di Napoli-Inter. Aggiungendo, se mi è consentito, cribbio, che non so quali delle due battute nel post partita del San Paolo mi sia piaciuta di più. Quella di Marx Sarri: “Scudetto? Con 31 punti non siamo salvi”? O quella di Meches Mancini: “Questo è calcio, non ping pong”? Sono divertenti entrambe, ma poi il Mancio ha stravinto affermando anche: “Sembra che per alcuni arbitri sia più importante mandare fuori un giocatore che uscire con una bella donna”. Francamente non lo facevo così simpatico. E comunque, se i nostri allenatori del basket devono imparare qualcosa da quelli del fòlber, comincino a non farsi microfonare da Sky e a non dire come un grammofono rotto continuamente: “Dobbiamo pensare solo a lavorare”. Sia quando perdono, sia quando vincono. Che palle. Molto meglio Giannino Petrucci: “La scenetta della torta in faccia al finto Alessandro Gentile fa più piangere che ridere”. Anche se a me ha fatto più ridere che piangere, ma questo è ovvio: siamo decisamente diversi. Anzi, proprio all’opposto. Se credete invece che la pallacanestro non sia in cima a tutti miei pensieri quotidiani, vi sbagliate di grosso. Difatti non mi sono perso niente. Nemmeno la Nba che ho imparato a registrarmi alle due o alle tre di notte, dipende dal fuso orario. Così non sento quelli. E non importa se mastico poco o niente l’inglese e le partite durano più di due ore e un quarto. Col telecomando fai quello che vuoi: tagli e cuci, vai avanti o indietro, e, quando gridano troppo, togli l’audio o abbassi il volume. Non mi credete? E allora coraggio: fatemi pure qualche domanda. Chi ha vinto tra Chicago e San Antonio? I Bulls 92-89. Grazie a un libero di Pau Gasol (18 punti e 13 rimbalzi) e due di Jimmy Butler sull’89 pari. Hanno invece spadellato gli ultimi tiri prima Manu Ginobili e poi (da tre) Tony Parker. Insomma agli Spurs di Ettore Messina non sono bastati, come dicono quelli che parlano bene, i 25 di Leonard e i 21 di Aldridge. Vi ho adesso finalmente convinto? Ancora no? Avanti allora: fuori un’altra domanda. Ma mi raccomando: stavolta difficile. Hai visto domenica pomeriggio Trieste-Brescia? Come no: non me ne perdo mai una di A2. Per la telecronaca (ottima, non serviva dirlo) di Niccolò Trigari in coppia col suo vecchio compagno di merende: il mitico Marcelo Nicola di Rafaela da poco esonerato dal Lietuvos Rytas. E poi lo sapete che vado matto per Ilaria Capponi. Sempre fine ed elegante. Che al termine della bella sfida, persa di uno dai muli del compaesano Eugenio Dalmasson, ha intervistato Pecos Bill, al secolo il meraviglioso Andrea Pecile, ancora 17 punti a 35 anni suonati. E così lo spettacolo è stato assolutamente completo. “A me questa storia di Trieste squadra giovane non va proprio giù. Si è giovani a 16-17 anni, non a 22-23. Si cresce e basta. O si vuol restare giovani tutta la vita? Dopo due o tre mesi di allenamenti o diventi grande, e giochi, o lasci perdere”. Entusiasmante, schietto, vero, unico. Per la completezza dell’informazione aggiungo che la tripla decisiva l’ha azzeccata Juan Fernandez, l’italo argentino di Andrea Diana. Mentre l’mvp del match è stato Damian Hollis, 20 punti. Vi ho persuaso? Non ancora. Mi tocca allora proprio darvi una notizia che avrei preferito tenere per me. Domenica alle due e un quarto Roma-Siena, che ho già provveduto a registrare, potrebbe essere una delle ultime partite di A2 che Sky trasmetterà sui suoi canali. Peccato, mi ero ormai affezionato a TeleGiannina. Che ha già chiuso i suoi studi televisivi e con l’anno nuovo potrebbe trasferirsi sul digitale di Gazzetta Tv che non guardano neanche i figli dei vicedirettori in rosa che, provate a contarli, non sono meno di otto o nove. Ma Petrucci non vedeva l’ora di farmi un altro sgarbo senza capire che, così facendo, si è dato caso mai di nuovo la zappa sui piedi.