Sarò sincero con voi: prima di ieri sera non mi era mai capitato d’essere tanto contento d’aver per una volta sbagliato pronostico. Avevo detto che la finale scudetto sarebbe stata Milano-Venezia e invece MaraMeo Sacchetti mi ha clamorosamente smentito. Anche se solo all’overtime della settima partita. Per la verità mi ero anche lasciato una finestra aperta, come via di scampo, quando avevo pure scritto che Hackett rientrava da due giornate di squalifica e che per questo al Forum sarebbe potuto succedere di tutto. Perché c’è poco da fare: nel sistema Banchi, piaccia o non piaccia, non c’è posta per due. O Daniel o Alessandro. Mentre con entrambi in quintetto non c’è trippa per gatti: si pestano i piedi e Gentile non può fare i suoi comodi con l’altro sempre tra le scatole. Ma non importa: se siete felici che eccezionalmente non l’abbia indovinata, sappiate che io lo sono cento volte più di voi. E se mi volete prendere per il cesto, prego accomodatevi: l’ho fatto spesso anch’io. Però non so se ve l’abbiano già detto, io comunque ve lo ricordo che azzecca tutti i pronostici solo chi non li fa mai. Ma cresce pecora e morirà caprone. Con le corna che gli toccano il soffitto e le orecchie che assomigliano a quelle di Bugs Bunny, il coniglio dei cartoni animati. Ad onor del vero negli ultimi tempi ne avevo imbroccate troppe: Milano che dall’1-3 risale al 3 pari o Reggio che stasera va alla bella delle belle con Venezia quando tutti davate già per spacciate l’Armani senza Hackett e la Grissin Bon senza Lavrinovic, Mossini e Drake Diener. E così magari mi sono anche montato la testa. Ma sappiate che come me la pensava anche Simone Pianigiani. Col quale domenica dopo la calda sfida del Taliercio sono andato a cena e ci siamo pappati un buon galletto a testa. Veramente la cosa doveva rimanere tra noi segreta e, comunque, non avrebbe dovuto uscire dai confini dell’Europa, ma ci ha visto, filmato e fotografato mezza Mestre e la ghiotta notizia purtroppo ha presto fatto il giro della terra. Ora non so se l’amato cittì dopo i campionati d’Europa andrà ad allenare l’Armani come vado scrivendo da mesi. Difatti lui nega e ci abbiamo scommesso sopra una cena. Stavolta di pesce. Così come è anche molto probabile che mi possa sbagliare di nuovo. Però di una cosa son sicuro: che Luca Banchi ha le ore contate. Come ha già scritto sulla Pravda di Milano il buon Vincenzo di Schiavi, molto vicino al Livido Proli. E di un’altra sulla quale non ci piove: Giorgio Armani farebbe un altro grossissimo errore a non approfittare dell’ennesima disfatta con il Banco di Sardara per buttare via il vecchio, che ormai odora di muffa, e ricominciare tutto da zero scegliendo lui personalmente il miglior manager e il miglior allenatore che sono oggi in circolazione nel BelPaese. Cosa ci vuole? Neanche un suggeritore. Difatti non lo deve nemmeno chiedere in giro e spero che lo sappia da solo che i numeri uno in Italia nel settore sono Alessandro Dalla Salda, brillante amministratore delegato di Reggio Emilia, e il nostro commissario tecnico, sei scudetti di fila vinti a Siena. Anche se per esclusivo merito di Luca Banchi come andavano cantando in giro i suoi menestrelli. Come il Pisa che una volta pendeva dalle labbra del maremmano e oggi l’ha già scaricato con un quattro esagerato scrivendo su Repubblica: “Le scelte conservative, estreme, ostinate, se non pagano, si chiamano suicidi. Rinuncia alla profondità, elimina Kleiza e Tabu in partenza (e vabbè), Brooks poi (ma perché?), infine CamoMelli finendo per strozzare sei uomini. Gli finiscono in asfissia, non segna più nessuno, il grossetano non fa un plissè. E la perde”. E poi il lupo cattivo della pallacanestro sarei io? Per carità, come mi ha consigliato Lorenzaccio Sani, l’unico col quale non riesco ad essere permaloso, e lo sono più di Ettore Messina, dovrei finire io dietro la lavagna e Milano negli ultimi Banchi, però non si può neanche nascondere che Luca ieri sera sia stato ucciso proprio dai suoi uomini più fedeli, in primis Hackett che è entrato sul parquet quando l’EA7 era avanti di 11 punti e che in questa serie con Sassari ha vinto una sola volta, e per sbaglio, su quattro. Mi dicono invece che Giorgio Armani sia un conservatore e che non gli piacciano le rivoluzioni. Onde per cui non mi meraviglierei se non cambiasse nulla o se andasse a cercare la luna in un pozzo all’estero o una minestra riscaldata come Sasha Djordjevic o Mike D’Antoni. I soldi sono suoi e quindi può spenderli come vuole. Però mi faccia almeno due favori: non li butti dalla finestra, perché non sono questi i tempi, e mi venda almeno quel bravo ragazzo di Cerella perché, se è Bruno il leader e il cuore di Milano, a me vien da ridere. E a voi?