Sinceramente non pensavo d’avere tanti amici nel mondo del basket che fossero preoccupati per la mia tosse e il mio raffreddore. E men che meno osavo immaginare che ancor più numerosi siano stati quelli che mi hanno manifestato impazienza o, addirittura, insofferenza per il solo fatto che, dopo le lunghe vacanze tra le mie montagne, ho scritto poco o niente di pallacanestro. Li ringrazio tutti e li rassereno pure: non sono lontano dalla forma migliore. Come Alessandro Gentile nell’Armani, piaccia o non piaccia al Livido Proli e ai suoi irritanti sodali. E così a novembre tornerò in sella al mio blog quasi ogni giorno. Lo prometto. Stavolta però sarò cattivo. Perché se sino a ieri ho scherzato, evitando accuratamente d’affondare i colpi, da domani farò sul serio e ci sarà ben poco da ridere. Uomo avvisato, mezzo salvato. Nel frattempo non mi sono perso niente. Se era questo che temevate. Nel senso che mi sono visto tutte le partite che Rai e Sky hanno proposto nelle prime quattro giornate di campionato. Più le due vittorie della GrissinBon a Brindisi e al Paladozza con Venezia grazie alla diretta streaming e al commento di DinDonDan Peterson. E poi non chiedetemi ancora la ragione per la quale dico che Reggio Emilia ha una marcia in più di tutti e il miglior general manager d’Italia: Alessandro Dalla Salda. Che si è rotto i crociati del ginocchio per voler giocare ancora a pallone. Undici contro undici. A 47 anni. Mentre Federico Casarin, tre anni in più, al sabato è il playmaker di Mirano che disputa la serie C Silver e sinora ha vinto cinque partite su cinque. Ma perché vi racconto queste cose? Perché, come mi ricorda spesso Messer Ferdinando Minucci, del quale sono rimasto buon amico, c’è sempre un girone d’andata e uno di ritorno. E io ho iniziato quello di ritorno facendo tesoro di quanto ho visto ed è successo all’andata. Quando sembrava che ce l’avessi solo io al mondo con Giannino Petrucci e adesso invece, risalendo la china, sono in tanti, per non dire un esercito, che la pensano uguale a me. Ovvero che il sindaco di San Felice Circeo avrebbe dovuto togliere il disturbo già da un pezzo dopo aver coperto di melma, e non ho scritto merda, la Federbasket della quale sarà il governatore per altri quattro anni. Ora non voglio neanche immaginare i disastri che Giannino potrà combinare di qui al Natale del 2020. Né spero che vi debba di nuovo ricordare come sarà rieletto presidente il 17 dicembre prossimo con il sostegno di chi sapete bene e di una stampa venduta per intero alla sua causa. Al punto che nessun giornalista d’Italia si è ancora accorto che la famosa Tele Giannina, la tivù voluta e creata tre anni fa da Petrucci e da lui presentata come il fiore all’occhiello della sua dittatura, ha chiuso i battenti dopo essere stata un totale fallimento ed essere costata l’occhio della testa. Come il preolimpico di Torino. Tant’è vero che adesso è finita nelle mani della Lega nazionale e che Pietro Basciano, tre giorni fa riconfermato presidente, sta trattando direttamente con Sky per riprendere a trasmettere alla domenica pomeriggio le partite di un campionato, come quello di A2, che desta più interesse ancora di quello della serie superiore. Che poi Basciano aspiri tra un quadriennio a prendere il posto proprio di Giannino a Palazzo, questo è un discorso che in tanti già fanno, ma che dubito possa avere un buon esito. Ma è presto per parlarne. Piuttosto un amico romano mi ha rimproverato con molto tatto d’essermi sbagliato a chiamare Petrucci il tiranno del Circeo e non, piuttosto, il tiranno di Valmontone. Dal momento che Giannino è nato in quel gentile comune lungo la via Casilina a una quarantina di chilometri, anche meno, dal centro della capitale. Difatti, non potendo più assistere alle epiche sfide della Virtus Roma di Ciglione Toti, e penso ne conosciate il motivo, Giannino è diventato un gran tifoso del Valmontone che gioca in serie B ed è pure primo in classifica. Guarda caso. Tanto che non si perde mai una partita in casa. Come mostra la foto qui sopra. Che poi la squadra di Manuel Carrizo abbia domenica vinto con lo Scauri “solo per alcune discutibilissime decisioni arbitrali che hanno nel finale deciso la partita a favore della corazzata ospite” tanto cara a Petrucci, come ha scritto lunedì il Messaggero, nemmeno questo mi meraviglia neanche un po’. Così come non mi stupirei se Danilo Gallinari rinunciasse alla nazionale e al prossimo Europeo. Non mi è del resto sfuggito, perché non dormo, che il Gallo abbia dichiarato a Mamma Rosa il 3 settembre: “Non siamo l’Italia più forte di sempre”. E che Giannino gli abbia risposto per le rime circa un mese dopo: “Quella di Torino sulla carta era la nazionale più forte di sempre – e ridagliela: ha ribadito ad un suo ArLecchino -. Se poi qualche giocatore si è sentito un po’ di pressione addosso per questa frase, allora vuol dire che non è un campione”. O è forse un gran perdente di successo? Resta il fatto che la star dei Denver Nuggets si è comunque sentito offeso e sta meditando il gran rifiuto. Grazie al tiranno di Valmontone che non ne indovina più una dalla terza guerra punica. Se non addirittura dalla prima.