Strada facendo vedrai che non sei più da solo. Con il cerino in mano e le dita bruciate. Lo diceva anche Claudio Baglioni. “Io troppo piccolo tra tutta questa gente che c’è al mondo. Io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai. Perché domani sia migliore”. Già. Domani sera contro la Serbia c’è l’Italia. Quella della pallacanestro. Quella che in pochi vedono perché è su Sky. Quella che in ancora meno sentono perché non si può sentire Tranquillo. Quella che nessuno considerava perché “ci credevamo solamente noi”. Come ha confessato Marco Belinelli a Mamma Rosa. Piangendole sulla spalla. Come non è da lui. E non è da leader. Anche se il leader di Azzurra è un altro. E si chiama Gigi Datome. Che non giocò due anni fa a Lille i quarti di finale persi all’overtime con la Lituania. 79 pari, 12 secondi al 40esimo minuto, palla in mano di Ale Gentile che si smarrisce in un angolo del parquet e scarica (male) la patata bollente a Belinelli. Che tira da tre e non trova nemmeno il ferro del canestro. Quel canestro, se realizzato, avrebbe cambiato la nostra storia. Saremmo andati a Rio de Janeiro e non avremmo neanche dovuto giocare il preolimpico di Torino, non avremmo perso con la Croazia, che poca cosa era ed è, e soprattutto non avremmo avuto vergogna di noi. Il Divino degli Atlanta Hawks sta giocando un grande Europeo: chapeau. Ma non può dire adesso che “ci credevamo solo noi”. Semplicemente perché non è vero. C’ero anch’io. Con il cerino acceso e la gente di mondo che rideva di me. Su quel treno dei sogni che non sarebbe dovuto mai partire dopo il destro di Gallinari alla mascella di Kok, la mano fratturata, nazionale addio e il Belpaese del basket con la terra che gli frana sotto ai piedi. E adesso? Mi andò di pensare in quel momento, ed era il primo di agosto, e non tanto per il gusto di provocare, che con lui, come sempre, non avremmo comunque vinto un bel niente. Mentre senza il Gallo tra i piedi, perso per perso, forse “magari torniamo dal Bosforo anche con una medaglia al collo”. E l’ho scritto su questo blog: controllare per credere. Ora non voglio dire che sono stato un temerario, quando ho meno coraggio persino di Don Abbondio e ho paura di una puntura nel sedere, né che il figlio di Vittorio porti scalogna alle squadre in cui gioca e profumatamente lo pagano, 65 milioni per i prossimi tre anni ai Los Angeles Clippers, perché non è bello solo pensare questo. Né ho la pretesa che Belinelli mi legga. O Alessandro Mamoli che è il suo mentore. Però è poco ma sicuro che il Gallo non ha mai vinto nulla in carriera, nemmeno un pesciolino rosso alla fiera di Sant’Angelo Lodigiano, dove è nato l’8 dell’8 dell’88 e l’otto ha tatuato sulla pelle all’interno di una palla circondata dal fuoco. L’otto era il numero fortunato anche di mia madre, mentre il mio è il tredici. Come per Napoleone Brugnaro. Che domani compirà 56 anni e li festeggerà in famiglia al Taliercio. Assieme a millecinquecento invitati, una scodella di pasta e fasioi, due costicine alla brace e l’orchestra di Raul Casadei o una band che almeno spero non sia quella dell’Osiris. Oggi invece è il compleanno del mio amico Nino (68) e di Peppe Poeta (32), entrambi bianconeri doc. Ai quali ho spedito canestri e canestri d’auguri. Mentre del Gallo quasi più nessuno si ricorda. Tranne Vanity Fay e Mamma Rosa. “Danilo Gallinari, il ragazzo da 65 milioni: Ma non ditelo alla donna della mia vita”. Che dovrà essere intelligente, abbia viaggiato molto, sappia cucinare, conosca le lingue e sia economicamente e psicologicamente indipendente”. Ora non so se Eleonora Boi (31), giornalista cagliaritana, mora (forse) e generosa (assai), che stasera affiancherà Sandro Sabatini nel debutto a Premium Champions, abbia tutte queste qualità, ma per Francesco Velluzzi della Gazzetta è entrata comunque nel cuore del cuore del Gallo. Che non conferma, ma neanche nega. Eleonora Boi? Fatemi pensare. Adesso ricordo: della bella ex fotomodella ed ex partecipante a Miss Italia (di cui vi ripropongo ancora la foto, ndr), ve ne avevo già parlato tre anni fa sempre su questo schermo. Quando s’occupava di pallacanestro nello studio di Sportitalia. Guarda caso. E allora cosa si dice in queste occasioni? Moglie e Boi dei paesi tuoi. O più carinamente: se saranno rose fioriranno. Auguri.