Vitucci affianca Messina e Sardara spacca in due la Lega

frank

Mi ero fatto un nodo al fazzoletto per non dimenticarmi un paio di notizie che ieri nella foga del momento mi erano scappate di zucca. La prima riguarda il Banco di Sardara e il suo presidente Stefano. Al quale mancano i capelli, ma non certo le idee. Anche le più balzane. Come quella di riconfermare quest’estate il giemme Federico Pasquini nel ruolo d’allenatore della Dinamo e adesso quella di diventare il rappresentante della Lega di serie A nel prossimo consiglio federale al posto di Ario Costa come gli ha suggerito di fare Giannino. Non ci posso credere, vi viene da dire. Me lo immagino. Senza però punto esclamativo, mi raccomando. Altrimenti mi fate arrabbiare Gianni Mura. Non erano comunque in passato Sardara e Petrucci come cane e gatto? O, meglio, come gatto e cane? Questo è fuor di discussione. Non fosse altro perché il tiranno di Valmontone aveva minacciato Sassari, ma anche Reggio Emilia, Trento e Cantù d’escluderle dalla serie A qualora avessero partecipato all’EuroCup proibita da Bau Bau Mann. Al guinzaglio del quale è ormai rimasto legato solo il nostro povero presidente federale. Adesso invece Stefano e Giannino sono all’improvviso diventati culo e camicia. E la cosa, se meraviglia voi, non stupisce invece neanche un po’ il sottoscritto che conosce molto bene i suoi polli. Sino a un paio d’anni fa del resto Sardara chiamava Ferdinando Minucci almeno tre volte al giorno. E pendeva letteralmente dalle sue labbra. Come del resto i presidenti delle altre dodici società di serie A. Compresi Proli e la Cremascoli, Marino e Napoleone Brugnaro. Esclusi Villalta e Toti. Mentre nelle recenti assemblee di Lega l’assicuratore sassarese non ha perso occasione per sostenere che il vero affossatore della nostra pallacanestro non è stato Giannino, come pensano oltre mezzo milione d’italiani, e come emerge dagli ultimi sondaggi EMG, Ixè e SWG, ma il Diavolo di Siena. Quindi, se affermo che Sardara è un tipo un po’ bizzarro, per non dire ballerino, che cambia fermamente idea ogni due per tre, non penso d’offendere nessuno. Né di sbagliarmi in fondo di molto. Così, se ora vi confesso che non conosco ancora il risultato di Olympiacos-Armani giocata ieri sera, dovete assolutamente credermi. Non potrei infatti mai raccontarvi una cosa per un’altra. Quanto a Wimbledon, come il compianto Piero Costa chiamava Ario da ragazzo per via delle sue grandi mani a racchetta, vi spiego subito il motivo per il quale Petrucci non vuole più il diggì di Pesaro tra i piedi: si è permesso una sola volta d’essere stato l’unico che ha osato votargli contro nel consiglio federale in cui Giannino voleva escludere la Virtus Roma da tutti i campionati. Peccato che il Coni di Giovanni Malagò ha dato successivamente torto al tiranno di Valmontone e ragione a Ario Costa. La seconda news del giorno è che Frank Vitucci sarà il vice di Ettore Messina agli Europei di settembre come già doveva esserlo al preolimpico dello scorso luglio a Torino. Ma poi non se ne fece più niente perché, non appena Giannino lesse che ero stato io a dare per primo la notizia, bocciò in fretta e furia la candidatura del mio compaesano segnando nella sua retina l’ennesimo autocanestro di un 2016 per lui tutto da dimenticare. Per la verità il mese passato ho anche scritto che la Federazione non avrebbe rinnovato il quadriennale a Francesco Cuzzolin costringendo così Petrucci, che pur di smentirmi farebbe carte false, a concedere al bravissimo preparatore atletico degli azzurri un part times di un mese dal prossimo ferragosto. Mi dicono che oggi sulla Gazzetta c’è anche un’intervista a Danilo Gallinari che mi dà soddisfazione per quel che vi avevo anticipato ieri, ma non l’ho letta. Altrimenti avrei saputo l’esito della partita del Pireo e non mi sarei più gustato la sfida d’EuroLega Hackett-Gentile su My Sky che mi andrò a vedere dopo Juventus-Sampdoria. Che inizierà tra nemmeno un minuto. Noblesse oblige. Punto e accapo. Non prima di mettervi in guarda e d’immaginare che lunedì ci sarà comunque maretta nell’assemblea di Lega e l’ennesima spaccatura tra i club che vorranno riproporre Ario Costa come consigliere federale e quelli che invece sosterranno Stefano Sardara. Un’inutile bega. Dal momento che nella pallacanestro d’Italia purtroppo comanda sempre uno solo: il tiranno di Valmontone. E non è ancora tempo d’insurrezioni nazional-popolari. Anche se non sembra mancare poi molto.