Come farò a vivere adesso che il mio Napoleone è diventato sindaco di Mestre e Venezia e ha dovuto dare le dimissioni dalla carica di presidente della Reyer? Quasi quasi m’ammazzo. Tranquillo, resta sempre il patron. Tranquillo? Questo a me non potete proprio dirlo. E mi stavo già per buttare in canale dal ponte di Calatrava quando mi è arrivato un sms su Facebook di Valerio Bianchini che mi ha fatto in fretta e furia cambiare idea. Grazie Claudio, mi ha scritto, il basket è vivo e lotta con noi. Grazie a te, Sommo Vate: continuerò a combattere. Senza scudo e senza elmo. In prima linea. Saltando le trincee come facevo un tempo con i fossi. Claudio Toti minaccia di non iscrivere più Roma alla serie A. Lo ripete tutti gli anni ad ogni inizio d’estate. Tanto che nessuno gli dà più retta. Come il pastorello che gridava sempre “al lupo al lupo”. E comunque, se proprio il Ciglione dovesse finire in bocca al lupo, ce ne faremo una ragione. Walterino Fuochi è invece sgomento e ieri ha scritto su Repubblica di “festa finita, basket in bolletta”. O come direbbe il buon Stefano Babato: “Barca affondata”. Anche Giorgione Buzzavo la pensava allo stesso modo. E cioè che Treviso dopo l’uscita di scena di Gilberto Benetton sarebbe morta con tutti i filistei. Ma così non è stato. Anzi, quest’anno al Palaverde si sono visti più appassionati sulle tribune gremite che ai tempi dell’EuroLega. Ad ottobre Treviso ripartirà dalla A2. Come Siena e la Fortitudo. Come Trieste e Verona, altre piazze nobili non più abbandonate sull’orlo di una crisi di nervi e di soldi. Magari le ambizioni non saranno più quelle di una volta, ma la gente starà comunque vicina alla squadra del cuore soprattutto se la società avrà il coraggio di dare sempre il massimo senza fare il passo più lungo della gamba e senza correre il rischio di un nuovo patatrac. Io penso in positivo perché son vivo. Cantava Lorenzo Jovanotti. E lo slancio l’ho preso dalle finali-scudetto. Dalle quali la nostra piccola pallacanestro è uscita a bomba con un audience televisivo superiore a quello di Real Madrid-Barcellona, una sfida che abbiamo sempre guardato con l’invidia di un irraggiungibile traguardo. In molti si erano strappati i capelli quando il Banco di Sardara ha eliminato Milano e si sarebbe giocato il titolo con Reggio Emilia. Sarà un duello figlio di un dio minore: avevano pronosticato. E invece proprio il dio del basket ha voluto che siano state sette meraviglie di partite come non se ne vedevano da lustri. Non possiamo e non dobbiamo parlare solo di budget. Questo l’ho imparato in un intervista di maggio da Sandro Dalla Salda, il miglior manager d’Italia. Sassari smonta, ha scritto ancora Fuocherello. Al quale l’ottavo posto della Virtus evidentemente non è bastato per fargli cambiare idea sulle cose e sulla gente. Eppure Renatone Villalta meglio non poteva fare e questo anche Bologna bianconera l’ha capito. Dalla Sardegna se ne andranno Lawall e Sanders. E pure Logan sarà difficile da trattenere. E Sardara forse anche smonterà il giocattolo, ma non smobilita: questo è poco ma sicuro. Semmai c’è da chiedersi quanto potrà durare MaraMeo Sacchetti da separato in casa. Ancora tre anni? O sino al prossimo Natale. Che poi non sia oro tutto quel che luccica nel basket lo so anch’io: tante storie mi sono andate anzi di traverso. Come quella di Varese che ha fatto fuori Caja senza batter ciglia per un capriccio di un certo Coppa al quale Artiglio stava probabilmente solo sulle scatole. Quand’ero ragazzo, e saltavo – come dicevo – i fossi per lungo, se uno voleva giocare a calcio nella mia squadra ed era scarso, o portava il pallone di cuoio o finiva in porta o stava a guardare. Ecco il presidente di Masnago avrebbe dovuto rimanere zitto e buono in tribuna come un pesciolino bianco e rosso. Perché chi non scuce un euro non può anche poi pretendere di comandare, fare e disfare, e decidere non con i soldi suoi ma, in questo caso, con quelli del consorzio. Che da tutta questa vergognosa vicenda esce peggio di Ponzio Pilato e dopo l’ultima ruota del carro. Così come Raiola Bernardi avrebbe dovuto difendere il posto (strameritato) di Caja a Varese invece di pensare a sistemare Sacripantibus ad Avellino riuscendo a scontentare in un colpo solo altri suoi illustri clienti come Orate Frates e Pierino la Peste Bucchi. Che probabilmente a fine mandato cambieranno agente. Mentre mi sa tanto che, come sono stato il primo a mettervi la pulce all’orecchio di un passaggio di Andrea Cinciarini a Milano, adesso non sono il secondo a dirvi che il Cincia azzurro resterà a Reggio Emilia. Perché nel frattempo è arrivato all’EA7 il signor Repesa e sono cambiate tutte le carte in tavola.