Mamma Rosa, sposata a Urbano Cairo, l’ha chiamata come la chiamo io da tempo: semplicemente Divina. Invece per Repubblica è la più grande e allora mi permetto di domandarle: doveva Federica Pellegrini vincere anche l’oro di Budapest per scoprirlo? La Divina era già stata la più grande quando non aveva ancora vent’anni e divenne campionessa olimpica a Pechino. Era il 2008. Dopo di che ai Mondiali di Roma nel 2009 e a quelli di Shangai nel 2011 era stata imbattibile sia nelle quattro che nelle otto vasche a stile libero. O forse mi sbaglio? Assolutamente non credo: medaglie e dati alla mano. O per caso Federica non detiene da ben otto estati ancora il record del mondo dei 200? Ha ragione il mio amico siciliano, Fabio Tracuzzi, che su Facebook ha scritto: “Meravigliosa veneziana. Però non posso neanche fare a meno adesso di ricordarle quanti insulti si è presa un anno fa, anche da quelli che ora la osannano, dopo il quarto posto da lei ottenuto alle Olimpiadi di Rio. Siamo davvero un popolo di cialtroni”. Concordo. E di sgradevoli politicanti. Per non dir di peggio. Come Brunetta e Gasparri, il meglio del meglio della nostra destra. Il capogruppo di Forza Italia che twitta sforzandosi di fare lo spiritoso: “Dopo un anno e mezzo di flop a ripetizione e scelte barbariche Daria Bignardi lascia RaiTre: non ci mancherà neanche un po’”. Al quale si è associato il senatore (missino) ottimamente parodiato in tivù da Neri Marcorè e Maurizio Crozza: “Mi sto recando sulle spiagge di Capalbio per rassicurare la comunità degli intellettuali di sinistra che potranno riavere la compagnia della loro paladina”. Peccato che Capalbio sia in fiamme e che Gasparri in Maremma maiala non lo vogliano neanche i cinghiali. Tornando alla Divina, ancora oggi Repubblica nell’occhiello di prima pagina torna a parlare della deludente Pellegrini di Rio. Deludente perché? Anche questa dovrebbero spiegarmela i giornali che lo scorso agosto screditarono Federica con una violenza inaudita scrivendo di lei che era finita, vittima della sua superbia e della sua stessa fragilità, soltanto perché all’ultima bracciata era stata battuta dalla giovane australiana Emma McKeon e aveva perso per venti centesimi di secondo la medaglia di bronzo olimpica. Ecco allora che adesso prenderei piuttosto loro a sberle e a pugni come ha fatto ieri la Leonessa di Venezia con l’acqua della piscina di Budapest. Dopo aver vinto l’oro più bello e impossibile della sua vita, ma dopo essere anche stata la più grande quando non aveva vent’anni e non era ancora diventata una bella donna.