Parli sul serio? No, mai. E allora? Mors tua vita Pea. Che è anche il sottotitolo della mio blog di satira: non dimenticatevelo. Se poi, scherzando, qualche volta anche ci piglio, questa è tutta un’altra questione. Magari anche solo di culo. O di feeling, come cantavano Mina e Riccardo Cocciante. “Lasciando andare la voce dove va”. Certo è che non è stato bello quello che ha fatto Ettore Messina a Simone Pianigiani. Capisco Giordano Consolini che è molto bravo, soprattutto coi giovani, eppure è senza lavoro, come succede sempre più spesso ai migliori, ed è quindi ovvio che gli faccia gola un posto di assistente in nazionale. Capisco Frank Vitucci, anche lui a spasso, che è capitato a San Antonio per caso il giorno del compleanno di Ettore e ha soffiato sulle 56 candeline della bella torta al centro della tavola. Come lui stesso mi ha confessato e non ho alcun motivo per non credergli. Capisco tutto, anche che Messina voglia fare un’Olimpiade seduto stavolta sulla panchina dell’Italia dopo la brutta esperienza avuta tre anni fa ai microfoni di Sky in quel di Londra. Quando il Gufo con gli occhiali, alias Cicciobello Sereno, che d’ora in avanti non chiamerò più Tranquillo, perché mi dà solo fastidio nominarlo, gli urlava sputacchiando nei timpani e sfasciandogli in un colpo solo incudine, martello e staffa. E persino la tromba di Eustachio. Al punto che non ci sente più da quell’orecchio. Non ricordo più se il sinistro o il destro. Però Ettore Messina è il vice di Gregg Popovich e non credo lo faccia gratis. Anzi. Semmai ambiziosamente, e non posso dargli torto, punta a diventare il primo in Europa ad allenare da head coach una squadra della Nba, e pure di grido come quella degli Spurs, dopo che Popovich al termine dei Giochi di Rio de Janeiro avrà sostituito Mike Krzyzewski alla guida del Dream Team a stelle e a strisce. Quindi non capisco che fregola abbia avuto a fare le scarpe a Simone Pianigiani che con la Federbasket ha ancora un robusto contratto (sino al prossimo settembre) ora in mano agli avvocati. Perché, prima dell’annuncio ufficiale delle 17.47 di questo pomeriggio, quando vi dico la verità ho dovuto cambiare al volo l’articolo prima d’andare a mangiare a cena il pesciolino con Nico da Anna e Otello, sulla Riviera del Brenta, qualcuno aveva anche tentato di convincermi che al massimo Messina aveva detto a Petrucci “se ne può parlare per un mio eventuale ritorno prima o poi in azzurro”, ma aveva inutilmente sprecato saliva e tempo per almeno un paio di buone ragioni. La prima è che Giannino avrà anche tutti i difetti di questo mondo, anche più dei miei che sono una valanga, ma di certo sa fare il suo mestiere che è quello del politico, mentre io non so neanche da che parte si cominci. Di certo quindi non sbaglia mai i tempi dei suoi interventi, in particolare quelli a gamba tesa, studiati e ristudiati a tavolino, di giorno ma anche di notte. E per questo, se ha accantonato ed emarginato Pianigiani in quattro e quattr’otto un paio di settimane dopo il mio fortunato scoop, aveva senz’altro l’asso nella manica. Insomma qualcosa più di un assenso informale da parte del vice di Popovich, ma forse già anche nero su bianco. Secondo punto: c’è un sottile feeling, che solo gli addetti ai lavori sanno cogliere, tra il fiero Ettore e Walterino Fuochi. Il quale, quando scrive del suo preferito, non sbaglia mai il bersaglio. E lunedì su Repubblica ha scritto: “C’è ormai la palese disponibilità di Messina a subentrare con tanto di significativa festa di compleanno in Texas coi due papabili vice, Vitucci e Consolini, non per parlare di Fort Alamo o di rodei”. Ora magari Frank un salto al rodeo lo ha anche magari fatto tra un camp e un altro, ma cambia poco. In più se C10H16O, che è la formula brutta della canfora, ha più volte sulla Gazzetta in un secondo momento ribadito che Messina accetterà il part-time per il preolimpico di Torino e per gli ipotetici Giochi di Rio de Janeiro, chi volete che glielo avesse suggerito se non lo stesso capriccioso presidente federale? Dato per scontato tutto questo, so per certo che al nuovo cittì non era piaciuto d’essere stato messo alle strette da Petrucci, né che Giannino avesse tanta fretta d’annunciare al popolo italiano “habemus papam” e d’aggiungere commosso da attore consumato: “E’ come se non ci fossimo mai lasciati”. Messina invece ci ha pensato e ripensato parecchie volte, anche in famiglia, e alla fine ha deciso per lui l’amor patrio. Come scriverà domani il grande Maestro Mario Canfora. E tutti gli batteranno le mani. Peccato che abbia copiato e che una volta per questo gli avrebbero ritirato il compito bocciandolo seduta stante. Ma non sono più quei tempi, sospirerebbe adesso il caro Paron Zorzi. Che a un diciassettenne che aveva solo sbagliato due tiri liberi decisivi in un derby tra Venezia e Mestre, perso di un punto, consigliò: “Caro Ettore, non hai i piedi per poter essere un giorno un grande playmaker, ma puoi diventare un ottimo allenatore” e lo mandò al corso di Tracuzzi a Padova prima d’affidargli la squadra allievi della Reyer. Ora ovviamente l’avevano già detto tutti due mesi fa. Come no? E comunque se abbiamo la nazionale più forte di tutti i tempi e l’allenatore più bravo della terra, come pensa il tronfio sindaco di San Felice Circeo, ve lo do io un altro scoop giù per la testa: a Rio de Janeiro renderemo dura la vita al Dream Team di Coach K. E poi non ditemi che non ve lo avevo già detto con nove mesi d’anticipo.