Non l’ho scoperto l’altro ieri che il mondo è piccolo per noi, troppo piccolino. Lo dicevano anche le gemelle Kessler. Però non pensavo al punto di vedermi spuntare al calar del sole Danilo Gallinari in golf car. Gigantesco. Tanto che in quella simpatica quattro ruote non ci stava quasi dentro come una giraffa in un campo di fragole. Tutto di blu notte impeccabilmente vestito. Alla buca cinque del club di Jesolo: un par quattro non proprio semplicissimo e abbastanza lungo. Con un bunker profondo in difesa della bandiera e un green in salita un po’ canaglia. A due passi dal giardino dove mi ero perso coi miei (buoni) pensieri. Accecato dal sole che scendeva tra gli alberi. Sorseggiando un succo di pomodoro, solo sale e limone, niente Tabasco: il mio aperitivo. Il Gallo è qui da domenica sera con i genitori: mi avevano informato. Alloggia all’Almar in una suite all’ultimo piano dell’hotel a cinque stelle in pineta, ma non l’avrei mai importunato se non mi fosse capitato a tiro. E non venissi al Lido di Jesolo io dico da sessant’anni, o poco ci manca, e non conoscessi i nativi di questa spiaggia (quasi) tutti per nome. C’è anche Alvaro Morata: mi hanno assicurato. Con la bella Alice che a giorni avrà due gemelli. “E’ molto carino ed educato”, mi hanno detto di lui. “Sperava di tornare alla Juve”. Poi è arrivato Cristiano Ronaldo. Mannaggia. “E non sa se resterà con Maurizio Sarri. Ora lo vorrebbe il Napoli”. Vox populi. Per la verità nemmeno sapevo che il figlio di Vittorio e Marilisa sapesse giocare, e bene, a golf. Sapevo invece che era a Jesolo per il suo camp estivo: il Camp del Gallo per l’appunto. Duecento ragazzini al Villaggio Marzotto. E lui in mezzo a loro come il campanile della chiesa di paese. A scuola di pallacanestro con il campione dei Los Angeles Clippers. Eppure i giornali del posto non ne hanno scritto. Chissà mai perché? Valli a capire. Come della festa dell’Umana sabato a Chiusi organizzata da Napoleone Brugnaro nella sua fazenda. Quasi quattromila invitati, fuochi d’artificio, Max Pezzali in concerto, Elisabetta Casellati e Vincenzo Boccia, il presidente di Confindustria tra le coppe. Quella dei campioni d’Italia dell’Armani e della Fiba Europe Cup vinta dalla Reyer in finale con Avellino. Dove nessuno ci vuole più andare e ve ne dovrei pure parlare. Però sarei anch’io in vacanza: posso? Sembra proprio di no. A un tavolo Livio Proli e Federico Casarin con Walter De Raffaele. Dove dubito che non si sia chiacchierato di basket. Intanto chissà perché Bruno Cerella è rimasto a Venezia e Pesaro c’è rimasta male. Ero anche venuto a conoscenza di Mike James all’Armani per una cifra molto vicina ai due milioni di dollari all’anno. Quanti bastano e avanzano a Varese per tutto il campionato. Ma la news, prima di me, doveva scriverla Vincenzo Di Schiavi sulla Gazzetta di oggi. Noblesse oblige. E allora almeno ammettete che ho una sola parola. Quello è il Gallo: ne sono sicuro. Spengo la sigaretta, mi avvicino al green della 5 affondando i piedi con le infradito nell’erbetta fresca del fairway. Col ferro quattro di secondo colpo Danilo ha volato il bunker e la pallina si è fermata appena oltre al collar nel primo taglio di rough. E’ bello lungo. Gli chiedo se posso scattare un paio di foto mentre tenta il non facile approccio. Mi fa okay con il pollice. Non so se mi abbia riconosciuto. Di sicuro non l’ho innervosito perché la pallina rotola dolce nel green e si ferma a venti centimetri dalla buca. Complimenti, bel colpo. Un putt e il par è fatto. Bravissimo, quanto hai di handicap? “Non lo so: credo 36”. Il 36 più bugiardo d’Italia dice il suo compagno di flight, due di handicap, prima di chiudere con un birdie, ma senza strappare a Gallinari un sorriso. Adesso forse ha realizzato chi sono: un ex grande amico di suo padre. Poi le strade si sono divise e di nuovo solo per colpa di Ciccioblack Tranquillo. Ma non voglio arrabbiarmi: lo ripeto: sono in ferie. E un giorno magari pure ci chiariremo. Comunque sia, a Danilo non avrei fatto lo stesso nessuna domanda. Anche se molte ne avevo sulla punta della lingua. Non era il momento. E poi del suo braccio di ferro con Sacchetti ne ho già abbondantemente parlato. Anche sin troppo. Prendendo per una volta le difese della star dei Clippers e inquietando Giannino Petrucci. Che forse comincia ad avere pure lui dei dubbi su MaraMeo che non è Zidane e nemmeno un dio in terra. Però posso dirvi che il Gallo è perfettamente guarito alla mano destra. Altrimenti non giocherebbe così a golf e non sparerebbe quelle mine con il driver, né avrebbe tanta sensibilità nell’approccio.