Ho sotto gli occhi la prima pagina della Gazzetta dello sport di venerdì 26 settembre, ovvero di una settimana fa, e non del secolo scorso, nella quale è spiegato per filo e per segno in quattro punti perché i nerazzurri possono sorridere alla prossima missione non impossibile: la conquista della Champions League. Punto primo: “solo un gol subito da una difesa super anche grazie a Medel”. Che, scusate l’ignoranza, non so nemmeno da dove salti fuori. Mi sono così subito informato e ho saputo che il nazionale cileno viene dal Cardiff City ed è costato a Thohir una fortuna, cioè ben 13 milioni di euro al club gallese più altrettanti per contratto al sudamericano che così potrà continuare a sfilacciare la difesa nerazzurra sino al 30 giugno del 2018. A meno che il presidente indonesiano non si stufi prima. Come è probabile e si vocifera nei corridoi della Milano bene. Punto secondo: “Icardi, Osvaldo e la classe di Kovacic, ovvero con 10 reti l’Inter è il miglior attacco del campionato”. Peccato che sette ne abbia segnati come l’anno scorso al Sassuolo che ha il peggior allenatore della serie A alla pari del Chievo di Corini, vale a dire il buon Eusebio Di Francesco che alla scuola di Zeman non si è perso neanche una lezione del suo maestro sulla tattica difensiva. Terzo punto: “la squadra è affamata e Mazzarri può contare su un gruppo mai così unito”. Difatti, buttate via le mele marce, che erano quasi tutte argentine, i nerazzurri durante la settimana digiunano e al massimo la domenica si dividono quattro belle pere boeme col cioccolato, zucchero e cannella. Quarto e ultimo punto: “la Beneamata ha una panchina decisiva perché pure contro l’Atalanta chi è entrato (Osvaldo e Hernanes) ha segnato”. In effetti a Napoli non avrebbero mai pensato che Walter Ego potesse diventare così bravo in poco più di un anno senza poter contare su un Lavezzi o su un Cavani. Men che meno zio Aurelio De Laurentiis. Ora quel che è successo due giorni dopo alla grande squadra di Thohir non se l’era augurato neanche Marco Branca: 1-4 a San Siro con l’ultima in classifica (il Cagliari), tre gol di Ekdal (ex Juve) e pure un rigore sbagliato da Cossu e parato da Handanovic, il migliore dei nerazzurri. Mi sono piegato in due dal ridere, lo confesso, ma non ho riso dell’Inter e del povero Walter Ego, che sono sicuro faranno senz’altro meglio dell’anno passato, quando arrivarono a 42 punti dalla Juve, 25 dalla Roma e 18 dal Napoli, ma del quotidiano sportivo all’acqua di rosa che in solo tre giorni si è precipitevolissimevolmente riveduto e corretto titolando: “Neuro Inter, Mazzarri affonda, presunzione da Oscar, testa e gambe in tilt”. Dimenticando il mastino Medel sostituito per disperazione alla fine del primo tempo. Ma non doveva la Beneamata essere la terza forza del campionato in lotta con Roma e Juve per lo scudetto? Questo succede quando si è troppo tifosi. E la Gazzetta da lustri è più nerazzurra persino dello Zio Bergomi e di Angelomario Moratti messi insieme. E non dà nemmeno tanta importanza al fair play finanziario, che potrebbe aver violato come sospetta l’Uefa che sta infatti indagando, o ad un bilancio in rosso che ha sfondato il tetto (di passivo) degli 85 milioni. Non so se mi spiego. E intanto Erick Thohir cosa dice? Ben tre giornalisti della Stampa, e perché non quattro?, l’hanno intervistato sempre venerdì scorso, cioè il 26 settembre, che deve essere il giorno in cui si festeggia sulla terra il santo patrono dei matti. Ebbene il tycoon indonesiano ne ha sparata una più d’una grossa dell’altra e una ancora più clamorosa di quella della Gazzetta. Ha dichiarato per esempio che nel giro di due anni l’Inter diventerà uno tra i dieci club più forti del mondo, mentre già da questa stagione potrà benissimo competere con la Juve e la Roma. Sì, forse a ruba mazzetto o a braccio di ferro. Ma nemmeno. Nel frattempo ha gli stessi punti in classifica (otto) dello sfigatissimo Milan e nelle prossime due partite deve affrontare Fiorentina e Napoli. Forza e coraggio. Ma forse ci vuole solo coraggio a scrivere e dire certe cose.