Cablogrammi di Carnevale. Sempre che ai tempi degli sms e delle mail i telegrammi esistano ancora. Andiamoci piano con i facili entusiasmi: Varese resta una squadra modesta che Attilio Caja ha trasformato in una squadra che gioca molto bene relativamente a quel che è costata. Cioè molto poco. Ma non è scritto da nessuna parte che, dopo aver espugnato Venezia e Cantù e sculacciato Milano, faccia anche un sol boccone di Brescia. Con o senza David Moss. Un mazzo di 54 carte francesi ha due jolly e Artiglio se ne è già giocati tre. Evidentemente ha comprato due mazzi, ma forse la quarta matta è il caso che la utilizzi a fine marzo quando affronterà Pesaro a Masnago. Soprattutto se le vuelle dovessero oggi aggravare la crisi della Auxilium di Bimbo Galbiati. Il che non è proprio da escludere. Restando in tema: cosa ci va a fare Norvel Pelle a Torino? E’ una bella domanda. Difatti il caraibico che salta come un grillo, ma sa fare poco altro, in un primo momento non voleva proprio saperne, mentre poi gli hanno prospettato l’idea di debuttare con la maglia della Fiat giovedì in Coppa Italia nei quarti contro i campioni d’Italia e pare abbia cambiato parere. E comunque è poco ma sicuro che lui guadagnerà meno del suo agente, che per la verità non so nemmeno chi sia, e del club di piazza Monte Grappa se è vero che coi soldi del buyout incassati dai Do Forni potrà prendere Mario Delas di cui Capo d’Orlando vuole sbarazzarsi per ragioni che non mi riguardano e che non sarò certo io a spiegarvi. Mica son scemo. Un telegramma tira l’altro come le castagnole di Carnevale. Sanremo ieri sera ha fatto dodici milioni di telespettatori. Una tragedia, ma così ora non mi potrò più meravigliare di nulla: neanche che la Cremona di MaraMeo Sacchetti batta la Reyer. O che tredici milioni d’italiani votino la destra del trio Lescano dei Tuli-tuli-pan o di Maramao perché sei morto, pane e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto e una casa avevi tu. O che il Napoli vinca lo scudetto. Che per come hanno pateticamente festeggiato ieri sera Marekiaro Hamsik e le tre frittole sotto la curva degli ultras del San Paolo pare proprio di sì. Per la verità non ho neanche capito Fernando Marino da Brindisi che ha dichiarato: “E’ fuor di dubbio che l’Happy Casa farà un salto di qualità con l’arrivo di Tau Lydeka e di un nuovo lungo di spessore (il finlandese Erick Murphy?) al posto di Cady Lalanne“. Come no? L’haitiano in effetti guadagnava bruscolini: 200 mila dollari. E il Besiktas per accaparrarselo ha dovuto scucire appena 100 mila euro sull’unghia. Ecco, allora diciamo piuttosto che il mio SottoMarino ha fatto un affare d’oro e che adesso Frank Vitucci s’arrangi: tanto è bravissimo. E intanto i bimbi crescono, le mamma imbiancano e gli agenti s’ingrassano. Innegabilmente le due giornate di squalifica per la gazzarra del Piccolo Madison di Bologna hanno fatto bene a Jorge Gutierrez, più rissoso di Braccio di Ferro dal momento che, prima che con i Gentile, aveva già baruffato con Aleksander Vujacic, e non è poi così difficile, e con Fred Buscaglia, il che invece è quasi impossibile. Il messicano di scuola americana ha trascinato ieri sera Trento al successo su Cantù del quale però non possono vantarsi né lui, né la Dolomiti Energia perché al buon Marco Sodini senza soldini non si possono chiedere i miracoli anche con Randy Culpepper e Andrea Crosariol out. Così come non mi risulta che nessuna bacchetta magica abbia ancora di colpo cancellato la montagna di debiti accumulati da Gerasimenko, il boss russo-ucraino che ha grosse possibilità di passare dei seri guai con la giustizia se dovesse per sbaglio sbarcare al Sheremetyevo di Mosca o pure alla Malpensa. In più ogni medaglia ha il suo rovescio e quella trentina, se da una faccia mostra i 23 punti di Gutierrez, dall’altra appena i 3 di Toto Forray. E dunque alla lunga il gioco potrebbe anche non valere la candela. Ultimissimo cablogramma (fresco) di giornata per la serie: il basket non ha regole fisse. Infatti a mezzogiorno è tornato in pista anche Alessandro Gentile dopo due turni di stop forzato e la Virtus è caduta (82-74) di nuovo nonostante i 22 del fratello di Stefano (10). Ora non voglio dire che Alessandro sia una palla al piede della Segafredo di Ramagli, anzi. Però il Banco di Sardara ha preso coraggio solo dopo il doppio tecnico e l’espulsione di Federico Pasquini, brillantemente sostituito in panchina da Giacomo Baioni, e l’infortunio a Pietro Aradori (8) rimontando dal 50-57 della fine del terzo periodo con un break di 14-0 e il canestraccio triplo del sorpasso (62-61) firmato dal solito Jonathan Tavernari (nella foto, ndr). Al quale nessuno d’ora in avanti potrà più chiedere come Don Abbondio: “Carneade! Chi era costui?”.