Mi hanno chiesto chi sono i migliori tre giornalisti di basket del Belpaese. Non ci ho pensato neanche mezzo secondo: Bear Eleni, Lorenzaccio Sani e io. In verità avevo risposto: io, Lorenzo e Oscar, ma poi l’Orso si sarebbe incazzato con la Luisa e non mi sarebbe sembrato carino. Peccato che Lorenzaccio non scriva più di pallacanestro sul Carlino da almeno tre lustri. O forse anche da quattro. Sono del resto più di vent’anni che il quotidiano di Rieffeser, o come cavolo si scrive, non ha più un buon direttore. Peccato che Eleni scriva sul Giornale perché io il giornale di Berlusconi, mi spiace ma è più forte di me, non l’ho mai comprato. Tranne quel giorno in cui Cilindro Montanelli piantò in asso Silvio e anche Oscar passò alla Voce. Che mi offrì un posto di caposervizio allo sport, ma nel 1994 stavo ancora troppo bene al Giorno con Franco Grigoletti. Tra otto giorni andrò con gli amici a trovare il mio grande e unico maestro ad Amblar nel piccolo cimitero in fondo al paese, dietro al prato di ranuncoli, prima del bosco. Da Grigo ho imparato tutto, soprattutto il mestiere. Dagli altri solo cosa siano l’invidia e il tradimento. Peccato che anch’io scriva ormai per quattro gatti come fa bene a sostenere Riccardo Sbezzi che non ho ancora deciso se chiamare Capitan Coraggioso o Capitan Findus: datemi una mano. Nel frattempo spiego a quei tre gatti che me l’hanno chiesto chi mai sia questo Sbezzi che io tratto sempre con tanto affetto. Era il capo degli ultras a Ragusa quando Alì Babà Celada, che il Grigo preferiva chiamare Celadrone, lo raccolse per strada e lo fece diventare un ricco general manager che adesso è il capo-boss di tutti gli agenti-procuratori del nostro basket. Tra i quali se mi trovate uno che parli bene di lui vi offro da bere champagne. Domanda: ma se tutti lo odiano perché è il loro presidente? Risposta: perché c’è forse qualcuno fuori dal Palazzo del governo del regime dei colonnelli della pallacanestro e del calcio italiano che avrebbe il coraggio di votare ancora Giannino Petrucci o Banana Tavecchio? Con tre voti favorevoli e uno contrario è intanto passata la mozione Capitan Coraggioso. O kappa, ringrazio i miei quattro aficionados d’avermi aiutato a dare un soprannome adeguato al caro Riccardo Sbezzi che prende i giocatori a mazzi come al mercato delle asparagelle e dei fiori di zucca. “Mi dia due Gentile e due Vitali. E già che c’è anche due Cinciarini, un Aradori e un Cavaliero. Li voglio tutti piccini perché quelli grandi come Crosariol faccio poi sempre fatica a piazzarli”. Vuole anche due melanzane, dottor Sbezzi? “Dottore non sono, ma uomo d’onore sì. E pure signore. Se per esempio Pedrazzi s’azzarda a dare cinque e mezzo al mio protetto, io subito mi attacco a uno dei miei sette otto telefonini e gli dico con le buone maniere: “Avvertheeer, che minchia di voto hai dato ad Alessandro?”. Perché a me tutti devono portare rispetto. Anche se non ho studiato a Oxford, ma ho fatto il liceo classico”. Mi sono di nuovo perso dietro Capitan Coraggioso quando avrei dovuto parlarvi di molto d’altro. Di Renzo Vecchiato per esempio che mi aveva invitato a bere un caffè all’Hovat per discutere di un suo interessante progetto. O di Daniel Hackett che non mi ha ascoltato: benedetto ragazzo, non dovevi chiedere scusa a nessuno. Men che meno a Petrucci che ti avrebbe comunque fatto uno sconto sulla squalifica senza che tu gliela domandassi in ginocchio. O di Flavio Portaluppi, nuovo presidente di Milano, e di Simone Casali, neo general manager dell’Armani, del quale un giorno chiesi notizie a Luca Banchi che non mi seppe dire altro se non che era uno dei due suoi team manager. E che fine ha fatto il mio amico Gampiero Hruby che è da un po’ che non sento? Se ne può riparlare. E a lungo. Intanto come quel genio di Troisi ricomincio da tre: Bear Eleni, Lorenzaccio Sani e io. Oscar e Lorenzo sono entusiasti dei Mondiali di Spagna che tutti i giorni Canaleitalia propone con sfarzo: sei partite al giorno con Eleonora Boi tra un match e l’altro. Che è sempre un bel vedere. E poi moglie e Boi sono cavoli tuoi. Ebbene mi hanno convinto a risintonizzare i canali digitali e sul 153 mi sono entusiasmato anch’io a vedere l’Angola che s’impone 91-83 all’Australia con 62 punti segnati nella ripresa e ben 38 di Yanick Pires Moreira, 23enne centro di 6 piedi e 10 di Luanda. Dio che spettacolo! E così, già che ci sono, applaudo alla Grecia che agli scorsi Europei aveva fatto anche peggio di noi: noi ottavi, loro undicesimi. Ma le è bastato cambiare allenatore, Fotis Katsirakis per Gas Gas Trinchieri, e giocare bene la wild card per essere un anno dopo protagonista dei Mondiali con quattro vittorie in altrettanti duelli con Croazia, Portorico, Senegal e Filippine. Ma questo nessuno lo scrive: men che meno Chiabo. E nessuno lo fa presente a Petrucci. A parte Lorenzaccio.