Adesso non mi copia più solo Mamma Rosa o l’Anonimo Veneziano. Ora mi vengono dietro anche il Resto del Carlino e Sportando. E altri ancora. Venghino, venghino. Io son contento. Che tanto non mi bruciano più le mutande se anche si dimenticano ogni volta di citare la fonte alla quale avidamente si dissetano. E’ bastato infatti che l’altro giorno, parlando del più e del meno, e in particolare dei capricci di Daniel Hackett, buttassi là che Pietro Aradori era diventato un peso per la Virtus. “Una via di mezzo tra il caso Icardi e il caso Perisic all’Inter”. Ovvero, mi spiego meglio, il capitano della Segafredo era ormai un separato in casa come l’argentino sposato a Wanda Nara o un sopportato come il croato del quale il Conte Antonio farebbe volentieri a meno. Già alla fine dello scorso campionato si era ben capito che Aradori non rientrava nei piani di Sasha Djordjevic che l’aveva escluso dal primo quintetto e lo faceva giocare con il contagocce: insomma proprio non gli piaceva. La scottante vicenda era sotto gli occhi di tutti, ma evidentemente, se non aprivo io la strada, nessuno avrebbe mai osato mettere il naso in un divorzio che pure era nell’aria da un sacco di tempo, ma che non poteva essere consensuale dal momento che l’azzurro, che andrà ai Mondiali in Cina, perché non dispiace a MaraMeo Sacchetti, aveva un altro anno di contratto con la Virtus parecchio pesante e non lontano dal mezzo milione di euro al netto dalle tasse. La fortuna di tutti, e in particolare di Pietro il Grande, è che il suo agente è Riccardino Sbezzi. Il quale non si è perso d’animo e ha trovato il modo di sistemare le cose come già brillantemente fece con Alessandro Gentile quando il figlio di Nando ruppe con Milano e trovò squadra prima ad Atene con il Panathinaikos, poi a Gerusalemme con l’Hapoel di Simone Pianigiani e infine proprio con la Bologna di Massimo Zanetti. Tanto pagava Paperone ovvero Giorgio Armani. E così sarà anche in questa occasione. Mi è toccato persino leggere ieri di un possibile trasferimento di Aradori alla Fortitudo. Per favore, inventatevene un’altra di migliore. Bufala per bufala per 3,14, ma in questo caso l’area del cerchio non l’avreste mai trovata. Piuttosto è molto probabile che il trentenne bresciano (nella foto) giochi il prossimo campionato e la Champions a Brindisi con l’Happy Casa di Fernando Marino e di Frank Vitucci che – fatalità – è assistito dall’ex Gabibbo siciliano. La trattativa è molto ben avviata, per non dire che già è andata in porto. Non ho parlato con il mio amico Frank per non metterlo in imbarazzo: non mi avrebbe infatti potuto negare l’affare. Perché, vi piaccia o meno, di un affare si tratta per il paisà veneziano che sostituirà Riccardo Moraschini con un italiano di maggior valore pagandolo una pipa di tabacco o quasi. Facciamo un centinaio di migliaia di euro. Come un americano normale. Mentre il resto lo sgancerà il Re del Caffè che con il suo panfilo e il suo aereo privato in questi giorni è in vacanza in giro per il mondo. Di modo che farà anche felice Djordjevic che così potrà dare più spazio a Aleksej Nikolic e magari completare la rosa dei cinque italiani con Luca Casagrande al quale la Reyer ha a malincuore rinunciato. Bene. Con questa news che l’Anonimo Veneziano può tranquillamente copiare sul Gazzettino penso di poter andare adesso a cenare all’antica trattoria il Turbine sotto le fresche frasche e in aperta campagna dopo che Walter De Raffaele ha oggi confermato quel che mi aveva raccontato sabato e cioè che Davide Casarin, che salta da una nazionale giovanile ad un’altra con la disinvoltura di un tenerissimo bambi, sarà il dodicesimo giocatore di Venezia campione d’Italia a poco più di sedici anni. Tanto di cappello: è così che si fa. Come in Slavonia. Mentre papà Federico, fatta la squadra con l’ultimo innesto già annunciato (“il lungo molto lungo”, due e undici, Francesco Pellegrino da Udine) partirà domani per le meritatissime vacanze a due passi da casa senza staccarsi però molto dalla laguna. Intanto il settebello azzurro, battendo a mezzogiorno 12-10 l’Ungheria, non solo sabato affronterà la Spagna per la medaglia d’oro dei Mondiali di Gwangju, in Corea del sud, ma si è anche già qualificata per le Olimpiadi di Tokyo. Dove chissà se ci andrà l’Italia del basket? La qual cosa sarebbe anche possibile se Sacchetti la smettesse di baruffare con il mondo e non cambiasse ogni tre per quattro idea. E soprattutto se Giannino Petrucci non mettesse tutta quella pressione addosso alla nazionale come martedì ha denunciato lo stesso cittì.