E’ stato divertentissimo. Ve lo giuro. La telecronaca in russo e nessun altro supporto. Se non la somma progressiva dei punti. Dominique Johnson e poi basta. La prima tripla di MarQuez Haynes: 2-5. Comincia lo show di Stevan Jelovac: 12-7. Paul Biligha e ancora Paul Biligha: la rimonta (18-20). Ci piglia dall’arco Stefano Tonut che tenta l’allungo (28-33). Il Nizhny non demorde: Jacob Odum firma il 34-33. D’accordo, ma quanto manca all’intervallo lungo? Sarebbe bello saperlo. Questo passa il convento per la cena. Ovvero la diretta streaming su www.fiba.basketball/europecup senza avere sotto al naso il cronometro della partita. Che è il ritorno dei quarti di finale della Fiba Europe Cup. Al Taliercio otto giorni fa la Reyer ha vinto di dieci (86-76) e ora deve difendere questo tesoretto a Velikij Novgorod, città della Russia lungo il fiume Volchov non lontana da San Pietroburgo. All’andata gli arbitri lasciarono bastonare i russi. Stavolta no. Anche se loro ci hanno provato di nuovo, ma sono stati subito frenati e hanno presto desistito. Salvo comunque beccarsi tra i denti un paio d’antisportivi sacrosanti e di falli tecnici. Insomma l’esposto presentato da Federico Casarin alla Fiba andava fatto se non altro per non passare per stupidi. Avrei voluto imparare il russo, m’incuriosiva l’alfabeto cirillico, ma la mia grande nonna era di Karlsruhe sul Reno, ai piedi della Foresta Nera, nel Baden, e quindi ho studiato il tedesco. Però ho capito lo stesso che il telecronista russo soffriva da matti quando sospirava “De Nicolaooo” con tre o finali. Il playmaker padovano di Camposampiero è tornato quello di due anni fa a Reggio Emilia. Quando giocò la finale-scudetto contro Milano. O forse anche meglio ora che si è ritagliato il suo spazio nella squadra campione d’Italia e svolge il compito molto bene: morde e fugge. E cuce. Come gli chiede Ray Ban De Raffaele. Al riposo 49-47, però se mi domandate quanti punti ha realizzato Jelovac nel primo tempo mica potevo contarli ad uno ad uno e comunque tantissimi. Vi dicevo: è stato tutto divertentissimo. Anche perché Venezia non si è mai imballata e ha avuto sempre la sfida in pugno. Difatti non ho temuto per un solo istante che non potesse saltare oltre l’ostacolo specie dopo tre triple di fila di Michael Jenkins in un amen. Cioè dal 56-55 al 58-64. D’accordo, ma quanto manca alla fine? A occhio e croce siamo già oltre la metà del terzo periodo. Jelovac si mangia Peric come un bignè alla crema e il Nizhny torna avanti 71-70. Eppure il croato dovrebbe saperlo che il serbo ex Juve Caserta è mancino. Al massimo 76-72. L’Anonimo veneziano del Gazzettino vuol convincermi che questa Reyer manca di fisicità. Sarà anche vero o forse sono io che il termine “fisicità” mi dà ai nervi. Fatto sta, che Biligha e Watt hanno dominato sotto canestro. E non chiamatele per carità “plance” che mi viene anche l’orticaria. Pure Cerella è utilissimo in difesa, De Nicolao (nella foto) è un demonio, Haynes (21) il giustiziere. Daye si scuote e s’inventa un canestro da Nba che chiude il conto (82-84). E la Reyer non vince anche il ritorno, ma lo perde 94-90, solamente per il fatto che a Odom (23) lascia almeno la soddisfazione di sparare l’ultima bomba al suono della sirena e nel finale è un autentico disastro dalla lunetta: appena tre tiri liberi su dieci a segno. Non ve lo dico più: non pensavo, ma me la sono sul serio spassata. Anche se è una Coppa fragola o di mio nonno in carriola. E comunque quel Stevan Jelovac, 27 anni di Novi Sad, due metri e zero otto, ieri la bellezza di 38 punti e 15 rimbalzi, non so quanto guadagni, ma dalla Russia me lo sarei portato a casa e non è detto che il Pesciolino tricolore non ci abbia già fatto un bel pensierino sopra. Soprattutto se Austin Daye non dovesse prolungare di un’altra stagione la sua permanenza in laguna come gli è stato proposto nei giorni scorsi. In semifinale Venezia affronterà il Groningen, capolista nel campionato olandese, mentre Avellino dovrà vedersela con il Bakken in corsa per il titolo danese. Non sarà semplice come sembra, ma pronosticare una doppia finale tra la Reyer e la Sidigas di Sacripanti(bus) mi sembra più facile ancora. E intanto le due s’assaggeranno la sera della domenica di Pasqua al Taliercio pieno come un uovo. Ma sarà anche il primo d’aprile e non è uno scherzo che la Grissin Bon ha girato stasera in prestito Federico Mussini all’Alma Trieste del mio compaesano Eugenio Dalmasson, cittì dell’Under 20. Nella speranza che, se saranno rose, fioriranno senza spine e che il migliore tra lui, il Pilla e il Poz conquisti la serie A.