Non è poi vero che non mi legge proprio nessuno. Qualcuno anche mi legge e mi accetta per quello che sono: una pigna nel culo, un pennivendolo del cavolo, un permaloso da morire. E soprattutto un gobbo della malora. Di sicuro non mi legge Franco Casalini. Altrimenti avrebbe saputo chi è Jonathan Tavernari e non avrebbe domenica corretto Niccolò Trigari con un greve gioco di parole: “Più che un’arma tattica di Federico Pasquini a me sembra un armadio”. A quante ante? Del brasiliano dello Stato di San Paolo e del Banco di Sardara vi avevo in verità già parlato, e pure bene, poco meno di un mese fa su questo blog. Augurandomi che così nessuno si sarebbe più chiesto come Don Abbondio: “Carneade? Chi era costui?”. Vi aiuto io: un filosofo greco della corrente degli scettici (Cirene, 214 a.C. – Atene, 129 a.C.). Sperando di non dovervi anche spiegare che a.C. non sta per avanti Casalini e nemmeno per ante Canforam, il famoso giornalista della Gazzetta che si sigla C10H16O come la formula chimica della naftalina. Non temo invece che l’amico Franco s’offenda perché è ormai appurato che non mi legge. Come del resto i figli di Mamma Rosa raccontano ai fratelli della Banda Osiris. Altrimenti non si spiegherebbe nemmeno il motivo per cui il giornale di Papà Urbano (Cairo) ce l’abbia ostinatamente con la Pallacanestro Reggiana, e non mi dica che non è vero, nonostante da mesi gli tiri le orecchie rimproverandogli di snobbare l’unica squadra d’Italia, la capricciosa Milano a parte, che ancora ci rappresenta ad alto livello nel vecchio continente. Martedì la GrissinBon ha legnato lo Zenit di San Pietroburgo che non è proprio farina da far ostie e, se non ha il budget dell’Armani, poco ci manca. Ebbene ieri non solo la Gazzetta ha sbattuto la partita dei quarti di finale di EuroCup in fondo alla pagina di basket (taglio basso, ndr) sotto ad un pezzo sulla “Premiata ditta regione Piemonte: Torino, Tortona e Omegna” che ha generato interminabili code alle edicole sin dalle prime luci dell’alba, ma anche non ha fatto scomodare nessuno dei suoi inviati speciali nemmeno avessero dovuto attraversare il deserto del Sahara e Reggio Emilia disti da Milano mille anni luce. E oggi? Manco una riga, dico una, sui grissini di Max Chef Menetti che domani alle 16, mi raccomando, giocano il ritorno a San Pietroburgo. Adesso pure capisco che per Massimo Oriani esista soltanto la Nba e nemmeno discuto, per carità di dio, che ognuno a casa propria non possa fare ciò che gli pare e piace, anche se non la penso come lui, però ugualmente non credo che trequarti di pagina dedicata al progetto Silver abbia scatenato un entusiasmo sfrenato tra i suoi appassionati lettori. Innanzi tutto perché ha dovuto spiegare alla maggior parte degli italiani, i quali ignorano persino chi sia il presidente della repubblica, li aiuto di nuovo io: Silvio Mattarella, che Adam Silver non è il centro argentato dei Memphis Grizzlies, ma il commissioner della Nba che è succeduto a David Stern. E poi non penso che questa rivoluzione, annunciata da Oriani, e cioè che nove squadre dell’Ovest, e non più otto, disputeranno i playoff contro (forse) sette dell’Est, sia una di quelle notizie che ti sconvolgono la vita o ti fanno passare l’appetito. E comunque, converrete, non meritava uno spazio così esagerato. Se invece Mamma Rosa è arrabbiata con l’Erre biancorossa perché ha regalato a me i gongoli e i fagolosi e a lei niente, dov’è il problema? Do uno squillo alla presidentessa Licia Ferrarini che sarà ben felice d’inviare domani un tir di prodotti GrissinBon alla redazione della Gazzetta e, già che c’è, pure a Papà Urbano. Il quale, tra una fetta biscottata e un’altra, potrà magari anche domandarsi: perché ai miei figli la squadra di Amedeo Della Valle sta tanto sulle palle? Fa pure rima e così magari s’accorgerà anche che Stadio, che non è certo un colosso al confronto di Mamma Rosa, ma possiede più buon senso, ha oggi celebrato l’impresa della piccola Reggio Emilia contro gli zar di Russia in un’intrigante intervista a Jalen Reynolds, fantastico mvp di gara uno. Restando sul posto, l’Armani ha ritrovato prima di cena anche il sorriso in Eurolega. Strepitoso Goudelock (26 punti) dal primo minuto all’ultimo di una sfida che la Milano di Pianigiani ha tenuto sempre in pugno. Tranne che nel terzo periodo quando dal 39-52 si è fatta rimontare sino al 55-54. Poi la mano fatata di Curtis Jerrells (nella foto, ndr) e il Khimki è crollato (77-86) ai loro piedi. Molto bene anche Kuzminskas e ancora Cinciarini. E Theodore? Per fortuna è rimasto a casa. Come volevasi dimostrare. A domani. Così se ne riparla.