Stamattina alle otto e diciannove la Lega ha confermato quel che vi avevo anticipato ieri poco prima d’infilarmi a letto sotto il piumino: oggi non si gioca a basket. Almeno in serie A. Come subito mi era sembrato giusto fare dopo la bozza del nuovo decreto emanato dal governo e firmato dal Conte Giuseppe nel cuore della notte. Tanto più che le sei partite in programma dopo i due anticipi del sabato a porte chiuse, Trieste-Pistoia 97-80 e Roma-Sassari 88-93, si sarebbero dovute disputare tutte su parquet in zona rossa. E cioè tre in Lombardia e le altre a Venezia, Pesaro e a Bologna la Rossa (Segafredo-GrissinBon). Già al Palaeur ieri sera la Virtus di Pierino Bucchi non voleva saperne in un primo momento di scendere in campo contro il Banco di Sardara e aveva le più buone ragioni di questo mondo ripieno di tuttologi e virologi: si era allenata in settimana con il Latina e un giocatore della squadra di A2 sembrava che fosse risultato positivo al Comit-19. In verità nemmeno adesso, mentre scrivo, buttando di tanto in tanto l’occhio su Milan-Genoa 1-2 e su San Siro nel deserto, uno schifo e una pena, il Diavolo o lo stadio vuoto?, entrambi, non è stato ancora confermato l’esito della prova-tampone alla quale si è sottoposto il due metri vicentino Gabriele Benetti, un pezzo di marcantonio di 24 anni, fidanzato di miss Italia 2015, Alice Sabatini, l’ex impacciata bordocampista di Eurosport. E comunque, se sono state sospese in tutto il Belpaese le celebrazioni delle sante messe, oltre che dei matrimoni e dei funerali, faccio molta fatica a capire perché ci si ostini a voler giocare ai tempi del coronavirus uno sport (con le mani sulla palla) di robusti contatti quando in chiesa non ci si può invece nemmeno scambiare il segno di pace o ricevere la comunione dal celebrante. E neanche due giovani innamorati possono camminare nel parco pubblico tenendosi affettuosamente per mano come sconsiglia di fare Mara Venier mangiandosi le unghie. Così, tornando ai bei tempi, sposo in pieno le dichiarazioni sparate a raffica durante la settimana proprio dal mio caro Gianmarco Pozzecco, per gli amici varesini semplicemente il Poz e per quelli triestini allegramente Prozzecco. “Va fermato tutto e non perché lo dico io, ma perché c’è un decreto che stabilisce di tenere la distanza tra persona e persona d’almeno un metro mentre io predico sempre ai miei giocatori una difesa molto stretta a uomo”. Giannino Petrucci gli ha risposto allora per le rime: “Dovevamo dare un segnale che la vita e lo sport vanno comunque avanti”. Ma, a dimostrazione che recentemente al presidente di Valmontone non girano sempre bene, Giannino ha dovuto incassare l’ennesimo colpo basso accettando che Treviso tornasse a casa nella notte da Pesaro subito dopo aver cenato e che lo stesso potesse fare all’alba Brindisi (senza un paio di pedine) che avrebbe dovuto affrontare la Reyer stasera alla medesima ora di Juventus-Inter finita – mi pare – 2-o per la Signora di Simone Pianigiani e Max Chef Menetti (nella foto durante un acceso time-out al Taliercio, ndr). Però bisogna per onestà anche guardare il rovescio della medaglia e leggere intanto il comma g dell’articolo 2 del decreto legge (misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-19) che dice: “Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato. Resta comunque consentito lo svolgimento dei predetti eventi, nonché delle sedute d’allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti utilizzati a porte chiuse ovvero senza la presenza del pubblico…”. Intanto oggi – roba da non credere – si sono disputate tre partite di serie A2 che evidentemente non si potevano proprio rinviare (Trapani-Torino, Napoli-Roma e Ferrara-Roseto) e – manco a farlo apposta – tra tre giorni sarebbe stato in programma un turno infrasettimanale di serie A, valido per l’ottava giornata di ritorno, che il povero Giannino ha già provveduto a cancellare. E quindi sono diventati tre i turni di campionato da recuperare più Varese-Virtus Bologna. Però almeno Petrucci ha potuto prender tempo e vedere cosa deciderà di fare il calcio martedì nell’assemblea federale. Molte sono le soluzioni possibili e immaginabili: 1. si gioca a porte chiuse anche nelle zone rosse, 2. si ferma il torneo sino alla domenica delle Palme (5 aprile) sperando che nel frattempo l’Armani non conquisti i playoff d’Eurolega, 3. nel qual caso salirebbero a sei le giornate da recuperare e non ci sarebbero più date disponibili per chiudere l’irregular season entro la prima settimana di maggio quando dovrebbero cominciare i playoff scudetto che 4. si potrebbero però anche accorciare con quarti, semifinale e finale al meglio delle tre partite e non più delle cinque o delle sette. Oppure 5. si fa una gran bella cosa: si chiude bottega, baracca e burattini, tenendo buona la classifica del girone d’andata, così Artiglio Caja mi spara, e si aboliscono le due retrocessioni, così Pesaro e Pistoia si salvano per l’ennesima volta. Un gran casino. Tanto più che sono scarse le possibilità che Tokyo possa quest’estate ospitare le Olimpiadi. Ditemi comunque quel che volete ma io la penso tale e quale a Damiano Tommasi e pure a LeBron James che l’ha promesso: “Non giocherò mai a porte chiuse in Nba” e di solito è di parola. Non certo come il signor Giorgio Armani e il suo ex fruttivendolo di fiducia. Sperando che Cripto non mi senta. E lo dico anche dopo che la Juve ha strapazzato l’Intertriste nell’Arena senza tifo e ho pianto all’incantevole gol di Dybala: una Joya immensa. Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, gli americani di Treviso, di sicuro Logan e Parks, ma forse anche Almeida (Capo Verde) e Fotu (Nuova Zelanda) si sono rifugiati a Trieste e sarebbero anche tentati di prendere il primo volo per i loro Paesi se non temessero d’essere messi in quarantena allo sbarco in aeroporto. Questo è un altro bel problema non solo per la simpatica matricola di Paolo Vazzoler, ma lo diventerà presto anche per molti club, esclusa la Milano del Messi(n)a che può ottenere da Petrucci tutti i visti che vuole, se altri stranieri del nostro campionato, da Stone a Dyson, tanto per non far nomi, dovessero fare in fretta e furia le valigie e tagliare la corda rinunciando magari agli ultimi cinque mesi di stipendio come ha fatto Jason Clark (Varese). Perché la salute non ha prezzo. Come disse non ricordo più chi. Di certo un saggio con la testa più sul collo dei tre del nostro basket che avrebbe potuto scegliere molto meglio il nuovo presidente (da domani) della Lega. Buonanotte. Stanotte dormirò con un sorriso stampato da orecchio a orecchio. E vi prego non chiedetemi il motivo: dovreste immaginarlo da soli.