Sono rimasti a casa anche i gatti oltre ai tifosi di Venezia e Brindisi. Tante chiacchiere, ma non c’è un cane sugli spalti. Otto squadre per una Coppa Italia sono troppe: basterebbero quattro. Soprattutto se la crisi di soldi e di idee t’impone di giocare a mezzogiorno e dintorni. L’Enel Brindisi è all black: Pullen, Denmon, Turner, James e Eric nel quintetto iniziale. Come in quasi tutte le squadre del nostro basket d’italiani manco l’ombra. Massì, beviamoci sopra un’ombra di Teroldego e non pensiamoci. Così prima di sera saremo sbronzi. Maurizio Fanelli è una mitraglia che parla per dieci e non dice nulla: lo potrei chiamare Mister Ovvio. Carlo Recalcati propone Stone playmaker facendo buon viso a cattiva sorte. Con Phil Goss e Tomas Ress in panca. Continuo a prendere appunti sul mio quaderno a quadretti. Sbadiglio e batto i denti: mi sembra infatti di giocare in un frigider. Schiacciando Ortner per poco non travolge l’Orso Eleni. Fanelli come Denbinsky, o come cavolo si scrive, c’imbottisce di numeri e di cifre che non dicono nulla, ma non sa che Ivica Radic non è più in prova alla Reyer, ma è già stato comprato da Gigi Brugnaro. Che non vedo, eppure di solito si alza e grida. E non puoi fare a meno di notarlo. Stone quando palleggia mette i brividi. To’ chi si vede? Il Bullo Bulleri. Ma quanti anni ha? 37 compiuti a settembre. Forse è arrivato anche per lui il tempo di smettere. Così come è arrivato a Desio il pullman degli ultras di Venezia che almeno un po’ di baccano lo fanno. In tutto il primo quarto Brindisi non riesce a mettere insieme più di 10 punti. E così l’Umana s’avvantaggia di otto senza far nulla di straordinario a parte i canestri che non ti aspetti di Jackson e Dulkis. Pierino Bucchi è più nero del suo quintetto e io lo sarei ancora più di lui. Se questa è pallacanestro, io sono il moroso di Rocio Munoz Morales. E ridagliela? Ormai me la sogno anche di notte. Nella squadra del presidente di Lega segna solo Pullen anche quando non dovrebbe neanche tirare e così è tutto da rifare (28-29) come avrebbe brontolato Gino Bartali. Si parla tanto di giovani italiani che dovrebbero giocare, ma se sono tutti timidi come Ruzzier si farebbe solo meglio a star zitti. Salva la barca lagunare che sta per affondare da un momento all’altro un grande di Siena, Tomas Ress, che ha vinto cinque Coppe Italia di fila. Quindi non è proprio vero che questo trofeo non lo conquistano mai le favorite. E quante ne racconta la Gazzetta? Alla Rai non sono proprio capaci. Ed infatti, all’intervallo, potrebbero intervistare il mondo della nostra pallacanestro che è a bordo parquet e invece Michelini e un altro, che non so neanche da dove salti fuori, si perdono a commentare in un misero salottino vecchie immagini di un passato recente sul quale non si dovrebbe spendere manco una parola. Ma torniamo al duello delle lame che non tagliano e che s’infiamma nel terzo periodo dopo una schiacciata di Marcus Denmon in faccia a un Peric stranamente impacciato e nervoso. Phil Goss 0 su 6 al tiro: avete letto bene e allora non è difficile capire perché l’Enel s’accende e s’illumina quando persino Turner e James si rimboccano le maniche. Irriconoscibile anche l’Ammiraglio Nelson, ma siete sicuri che il giocattolo non si sia rotto? Ventitreesimo punto di Jacob Pullen (6 su 8 nelle bombe) e acqua alta alla Reyer: 57-71 quando sono già quasi le due e mezza e la mamma ha buttato la pasta da un pezzo. Gli ultimi acuti d’orgoglio sono di Ress e Peric, ma i buoi sono già scappati dalle stalle. Com’è triste dopo Carnevale la mia Venezia. Che torna coi piedi per terra e forse finalmente capisce che con Stone, play da far paura, non si può andare molto lontano se poi Goss deve fare il boia e l’impiccato e assieme a Peric non riesce ogni volta a togliere le castagne dal fuoco. Invece coriondoli e stelle filanti a Brindisi. E champagne a fiumi. Un tempo lo chiamavo Pierino la peste e adesso avrete capito il motivo. Sinceri complimenti dunque a Bucchi. Anche se molto mi dispiace per il Carletto che mai avrebbe pensato di debuttare nelle final eight di Coppa Italia a quasi settant’anni. Facendo una figura del genere.