Se è acida la Coppa Fragola, pensa cos’è mai la Fiba Cup?

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Il freddo è becco o cane. Ebbene l’altra sera era becco e cane insieme. Del resto i tre giorni della merla cominciano domenica. E lunedì sarà ancora neve e gelo in quasi tutta Italia. Mi sono allora riparato al Talercio sperando di trovare un po’ di tepore. Sul parquet giocava la Reyer contro l’Oradea che è una squadra rumena. O almeno credo. Ma, se ho indovinato, come dite, non è proprio il caso che mi dia delle arie. Infatti i rumeni nel basket sono riconoscibilissimi per via delle loro oscene divise di gioco. Peggio di loro si vestono solo i bulgari, ma di giocatori che si chiamassero Antonov non ne ho letti sul tabellone luminoso e quindi Nicolescu non poteva che essere rumeno. Divagando mi sono perso di nuovo. Mi succede spesso: non arrabbiatevi, vi prego in ginocchio. Dicevo che fuori dal palasport faceva un freddo cane e becco, ma dentro non si stava certo meglio. Pochissima gente: sì e non millecinquecento persone. E tifo al minimo storico. E poi la chiamano Champions. O, meglio, così l’ha voluta chiamare Bau Bau Mann. Che, se non è un cane che tiene al guinzaglio Giannino Petrucci, è un uomo al quale non manca il coraggio. Il coraggio di chiamare la Coppa Fragola con un altro nome. Cioè Champions League. Via, siamo seri. Smettendola comunque di scherzare e di menare il torrone, spontaneamente adesso è lecito che qualcuno mi domandi: ma perché allora non te ne sei rimasto al calduccio davanti al televisore? Ma non ti ga ’na casa no? Come cantano i veneziani in curva quando vogliono sfottere gli ultras ospiti. E se vi rispondessi che ero curioso di vedere come si sarebbe comportata la squadra di Michael Bramos, che è il vero leader dell’Umana, in una partita che aveva il sapore di un mestolo di legno e l’indice di gradimento uguale a quello di una puntata qualunque di Basket Room o Rom o come la volete chiamare? Non mi credereste. E vi posso benissimo capire, ma non vi ho assolutamente preso in giro. A parte il fatto che mi dovevo anche incontrare al Taliercio col Pilla Pillastrini e andare poi con l’amico a cena. Per una bella spaghettata di cazzi nostri che da un sacco tempo ci eravamo ripromessi di fare insieme. Pure lui per la verità, solo questo vi posso dire, è rimasto colpito dal gioco di squadra della Reyer e dalla concentrazione che gli oro-granata di Ray-Ban De Raffaele hanno saputo comunque tenere sempre alta durante tutto l’incontro con l’Oradea. Che qui in laguna si cucina con le patate al forno tagliate a fettine. Come hanno fatto Haynes (17 punti) e Bramos (15) con i rumeni. Anche se io la piccola orata, l’oradea appunto, la preferisco alla brace. Con un filo d’olio. E basta. Ad ogni modo sarà dura quest’anno persino per la grande Milano spegnere l’entusiasmo di Venezia e il suo “uno per tutti, tutti per uno”. Nonostante il gelo della gente che ha intorno al parquet e la fatica per riempire un pullman di tifosi per la trasferta di Trento o per la Coppa Italia di Rimini con Brescia. Tornando alla Coppa Fragola domani l’Umana, come del resto il Banco di Sardara, saprà con chi dovrà fare i conti nei playoff di sola andata e ritorno, mentre la Sidigas si è già assicurata gli ottavi di finale. Vi racconto questo non perché è vibrante l’attesa per l’esito del sorteggio di Ginevra, ma perché Venezia e Sassari hanno il terrore, in caso d’eliminazione, di dover disputare la Fiba Cup che è l’ultima manifestazione europea e il peggior augurio che potresti fare alla squadra che più ti sta sui marroni e ancora non basta: la devi proprio visceralmente detestare. E non ho scritto odiare perché ritengo che l’odio non possa essere un sentimento che serpeggia nello sport. E comunque non è vero che il Banco di Sardegna mi sta antipatico come pensano molti sciocchi nell’isola più bella del Mediteranneo. Al contrario ho un debole per Pasquino Pasquini, ottimo manager e allenatore più bravo di quanto non si creda in giro. Che poi lui abbia nove o tredici stranieri e ne debba  spedire un paio o una mezza dozzina in tribuna, a me non importa una sega: faccia pure quel che vuole e comunque mi sembra che da Natale stia facendo molto bene. O non è stata forse Sassari l’unica squadra che nelle ultime dieci giornate ha battuto proprio la Reyer e per giunta al Taliercio? Stravedo per Trevor Lacey e per il figlio di MaraMeo, Brian Sacchetti. Anche se detesto i tatuaggi. Anzi, proprio li odio. Quanto a Stefano Sardara che non si fa più vedere alle riunioni in Lega, penso che al posto suo avrei fatto e continuerei a fare la stessa cosa dopo che la metà più uno dei club di serie A hanno preferito Ario Costa a lui come consigliere federale. E dopo che Giannino Petrucci gli aveva messo i bastoni tra le ruote in EuroCup. Che è davvero un’altra cosa. Altro che la Coppa Fragola. Tanto in Lega si fa ormai tutto quel che vuole Livi(d)o Proli. Altrimenti son dolori. O mi sbaglio?