Quando avrete finito di maltrattare Max Allegri e Simone Pianigiani, fatemi un fischio che magari in una volta sola vi mando tutti insieme a quel paese e poi non ci penso più per un pezzo. Intanto dopo dieci giorni ho ripreso a sfogliare pigramente i giornali con una molletta sul naso e i guanti d’amianto per non sporcarmi le mani. E così ho scoperto solo oggi da Pino Allievi (Gazzetta del 15 aprile) che “la Ferrari è lenta” anche se devo dire la verità: me ne ero accorto persino io e non Alessandra Retico che su Repubblica ha evitato la chicane: “Hamilton re numero 1000: la Mercedes è nella storia”. Non sapevo neanche che l’insopportabile Cairo era stato una furia con l’arbitro Irrati di Toro-Cagliari 1-1 e che Walter Ego Mazzarri aveva per protesta addirittura abbandonato la nave come Francesco Schettino, ma di questo non dovrei meravigliarmi perché lo fanno sempre i poveri granata quando non vincono. Come del resto è successo quest’anno in venti partite su trentatré e nessuno ci ha fatto caso. Il sostegno che danno i due giornali di Papa Urbano al Toro è ormai senza vergogna, eppure a Mamma Rosa e al Corriere dei piccoli (uomini) avanza ancora di parlar male della Juventus che ha perso due volte e solo per gravi torti subiti. Ovvero i due rigori negati a Mandzukic col Genoa sullo 0-0 e il braccio di Murgia sul 2-1 di Floccari a Ferrara. Federico Casarin, presidente della Reyer, me l’aveva detto tre giorni prima: “Torna a vincere Tiger Woods” e c’ha azzeccato. Ora dice che Venezia vincerà lo scudetto del basket. Almeno quello femminile. E qui gli credo un po’ meno. Però Chicco Molinari (quinto) ad Augusta aveva la bronchite con qualche linea di febbre e ce l’ha tenuto nascosto perché è un signore. Al contrario di Sasha Djordjevic che perde in casa con la Cenerentola pistoiese, cinque suoi americani scappano in discoteca a Milano e neppure si sogna di dare le dimissioni dalla Virtus già scandalosamente esclusa dai playoff. Mi pare d’avervelo già confessato: è piacevole leggere i giornali qualche giorno dopo la loro fuga dalle rotative. Di sicuro ti fanno meno incazzare e in più scopri che ti raccontano spesso e volentieri quello che vogliono a seconda di dove soffia il vento. Folli banderuole: canterebbe Mina. Stravaganti e quasi sempre in malafede. Mi hanno raccontato di un collerico attacco di Aldo Grasso, granatina al soldo di Cairo, a Caressa e Bergomi che non saranno due stinchi di santo, ma certamente non due gobbi sfegatati. Ma non ci sono ancora arrivato con la rassegna stampa che per me si è fermata a martedì 16 aprile, il giorno della terribile notte della cattiva Signora infilzata dai giovani lancieri dell’Ajax e della grande cuccagna nell’Italia di chi non porta le mutande a strisce bianche e nere. Tempo al tempo. Oggi intanto sono tornato a scrivere. Perché il 25 aprile è tra tutte la festa che mi è più cara dell’anno. E’ San Marco e alle mie donne regalo una rosa rossa bagnata di rugiada: il bocolo. Con una ci sola: non facciamo confusione. Che è il fiore della tradizione veneziana. Che già alle porte di Treviso non è sentita e a quelle di Padova sarebbe presto appassita. Oggi poi questo blog di satira e non soltanto di palla nel cestino, con cui lo si sarà capito sono in collera, festeggia il suo quinto compleanno. Ecco allora perché nella foto i bocoli sono cinque. Con tante spine. Che avrò però la premura di staccare ogni giorno. Ad una ad una. Lo giuro. Per amore della libertà. Che nella casa di Papà Urbano e di Mamma Rosa non sanno più dove sia finita. Sepolta da una montagna di parole di carta senza valore. Dopo quelle sprecate per Ronaldo, il campione che avrebbe dovuto vincere la Champions in non so quale film. E voi ci avete creduto. Poveri stupidi juventini. Al punto da prendervela adesso con Allegri e di non brindare all’ottavo scudetto di fila. Mentre anche Beppe Severgnini abdica dopo 777 giorni alla conduzione intertriste di 7 e Carletto Ancelotti non si può mai processare. Lui no. Proprio come Silvio Berlusconi. E così ho già pronto il titolo per lo Scacciapensieri di domani.