Un fuoriclasse. Anche quando non è in pista. La lingua sciolta e un’intelligenza viva. Mai una banalità o una frase scema. Un amore di campione dal quale i signori del calcio dovrebbero prendere lezione. Christof Innerhofer, oro argento e bronzo ai Mondiali di Garmisch 2011. Argento e bronzo olimpico ai Giochi 2014 di Sochi. Nonostante i dolori alla schiena che lo tormentano ormai da tre anni, ma non lo angosciano. “Mi sto facendo un mazzo grande: o sono a Monaco dal medico o sono a sciare. Non c’è festa che tenga. Ma, se voglio tornare ad essere un numero uno, questa è l’unica strada che devo percorrere”. E da tre giorni ha un brutto raffreddore. “Anche stamattina avevo 37 virgola zero di febbre, ma mi sono detto: cosa faccio tutto il giorno chiuso in camera? Potrei impazzire e così sono sceso dal letto e mi sono messo gli sci ai piedi. Non si è fatta la prova, ma non importa: mi è bastato annusare l’aria e stare con loro lassù, nella baita, ad aspettare di partire”. Non è mai stato, Christof, uno studente modello. “Ma sono sicuro che a fine carriera anche senza studiare mi daranno la laurea in medicina. So tutto dei dolori alla schiena e di quelli influenzali. E le medicine che devo prendere per guarire. Non scherzo mica, parlo sul serio”. Domani la gara. “Ti correggo: domani si corre la prima vera discesa della stagione di Coppa del Mondo. Le altre erano tutte da ridere: autostrade senza curve e senza pericoli. Io non stavo bene. Ho perso più di un mese d’allenamento. A Lake Louise sono arrivato 52esimo in discesa e 48esimo in superG. Ma ero contento lo stesso perché sapevo che meglio non avrei potuto fare e che comunque ero tornato in pista”. La Deborah Compagnoni gli piace da impazzire. “Qualcuno ha scritto che me l’hanno disegnato addosso come un bell’abito ed è vero al 90 per cento. Ci sono tante belle curve nel primo minuto di gara, però non puoi carvare come Valentino Rossi e come piacerebbe a me. Ma non posso chiedere la luna. Questa pista è difficile e impegnativa anche nel bosco. Tuttavia poche storie: la discesa si deciderà in cima”. Dominik Paris non la pensa proprio uguale. Anzi, il suo amico-nemico, al quale non assomiglia neanche per sbaglio, sostiene invece che vincerà a Santa Caterina Valfurva chi avrà ancora birra nel tratto finale. E neanche in questo vanno d’accordo i nostri due supercampioni. Innerhofer ha infatti un’altra idea. “Vince sempre chi si è divertito più degli altri in gara. E io spero domani di divertirmi come un matto, curva dopo curva, salto dopo salto. Vorrà dire infatti che avrò vinto”. Ma quale Christof avremo domattina al via? “Quello che al cancelletto di partenza pensa a come affrontare la prima curva. E dopo la prima già si concentra per andare più forte sulla seconda. E dopo la seconda per prendere la linea giusta e non sbagliare la porta successiva. E così sino al traguardo”. Mal di schiena e raffreddore permettendo. “Al raffreddore neanche ci penso. Quanto alla schiena, spero che per una volta mi lasci in pace”. O cappa, ma vincerà di nuovo il norvegese? “Questa pista è troppo difficile per Jansrud. Non credo. A lui piacciono le autostrade. Può andar forte anche Dominik, checché ne dica. Ma il mio favorito è Defago. Ieri sera, non sapendo cosa fare, mi sono studiato bene lo scouting del primo training e ho visto che in due o tre curve, lassù in alto, mi dava 40 centesimi di secondo di distacco. Poi magari più in basso ero più veloce di lui. Vedremo. Sarà un bel duello. Considerando che anche qualche altro svizzero o americano potrebbe indovinare la gara. No, il tedesco Ferstl ieri ha saltato una porta. E il francese Clarey non è abituato a partire tra i big. Si, certo: sul podio posso salire anche io. Perché una volta si può sbagliare o due, ma non una terza: altrimenti sarei un pirla”. E già si vedeva al cancelletto di partenza della Deborah Compagnoni. O della Streif o del Lauberhorn. Le piste difficili di Coppa del Mondo che piacciono a lui. Una intervista esclusiva che mi è piaciuta fare. Sotto la neve aspettando domani. Domani Christof Innerhofer potrebbe anche vincere. Lui ci crede, io più ancora. Defago permettendo. In bocca al lupo. “Crepi il lupo”.