Figli di Aldo Giordani, sono come l’uovo e la gallina: non ho mai capito chi sia nato prima. E neanche chi sia la gallina e chi il gallo. Tanto sono vanitosi e chicchirichì entrambi. Una strana coppia. Che da separati stavano comunque meglio: almeno uno solo dei due starnazzava nell’aia del basket. E l’altro? Pare che si fosse dato al teatro gonfio di retorica. Ma eccoli di nuovo insieme dopo due anni. The Reunion l’hanno chiamata. Ovviamente in inglese: che è l’unica lingua che parlano tra loro e conoscono bene. E sono andati in onda proprio a Natale. Rovinando le feste su Sky a molti italiani. Non a me per fortuna. Perché di guardarli me l’ha sconsigliato il dermatologo e me l’ha vietato l’amico medico. E questo, ubbidendo, ho fatto. Anche se mi è stato molto difficile evitarli dal momento che il direttore Giovanni Bruno, o Bruno Giovanni, cambia poco, me li ha seminati in questi giorni un po’ dappertutto. Tappabuchi nel mediocre palinsesto natalizio, orfano della serie A di calcio, di quella che, sportivamente parlando, era una buona televisione anche nelle varie o almeno lo è stata sino all’inizio della scorsa estate. Quando c’era ancora al posto di comando Lorenzo Dallari che si occupava anche di pallacanestro e Cicciobello era finito nella cassapanca in soffitta avvolta dalle ragnatele del tempo perduto assieme ad una Nba che durante la regular season è falsa come i suoi esaltati cantastorie. Ma chi li ha visti in tivù, non essendo slalomista alla Marcel Hirscher, né abile come me nel dribbling col telecomando, mi hanno garantito che è stata un’ennesima buffonata e una povera marchetta, allestita soltanto per rincuorare il Gufo con gli occhiali in caduta libera e la Confraternita dell’Osiris ormai finita in disgrazia. Ma quanto eravamo bravi e quanto lo siamo ancora, mi hanno raccontato che per un’ora e passa si sono mille volte detti. Sbattendo le ciglia e mostrando follemente d’amarsi. Facendo sempre sì con la testa come i cagnolini di peluche. Li lascio quindi volentieri a cucinarsi nel loro brodo e passo ad altro. Chiedendomi ancora una cosa soltanto: ma quanti mostri ha creato Aldo Giordani a Superbasket? L’ultima partita del 2015 sarà tra un paio d’ore Venezia-Trento con la Reyer che rischia addirittura, perdendo oggi e domenica ad Avellino, di non andare alle final eight di Coppa Italia e allora sì che Napoleone Brugnaro si potrebbe far sentire di nuovo tuonando. Mentre l’incredibile squadra di Buscaglia, vincendo al Taliercio, raggiungerebbe Reggio Emilia e Milano in testa al campionato puntando a conquistare tra otto giorni anche il titolo di campione d’inverno. Potrà mai verificarsi un terremoto del genere? Sinceramente non credo. Ma mi posso sempre sbagliare. Come ho sbagliato, e non poco, sul conto di Capo d’Orlando che, dopo averla vista immeritatamente cadere in laguna all’overtime, mai avrei pensato a Capodanno di ritrovarmela Cenerentola in classifica. Ora la siciliana di Enzo Sindoni, sei sconfitte di fila, ha deciso di cambiare il suo principe sostituendo il senese Giulio Griccioli con il casertano di Santa Maria Capua Vetere, Gennaro Di Carlo, che esordirà come capo allenatore nella massima serie domenica a Pistoia. Auguri e buon 2016. Intanto ve lo dico subito: il mio tecnico di dicembre è Riccardo Paolini, 56 anni, pesarese doc, al quale chissà perché non daresti una lira ed invece è bravo quanto fortunato avendo come vice di Bianchini e poi di Scariolo vinto i due scudetti della Scavolini del grande Valter. In questo mese, zitto zitto e senza darsi tante arie, Paolini le ha suonate a Venezia e a Milano, ma pure a Capo d’Orlando, con una squadra che sulla carta se non è la peggiore della serie A pochissimo ci manca. E comunque è quella che è costata meno soldi di tutte. Un decimo ovvero della Reyer e un ventesimo dell’Olimpia a voler essere anche larghi di manica. Non mi potevo invece sbagliare su Artiglio Caja al quale darei domani la mia squadra da allenare se avessi i soldi di Giorgio Armani o di Luigi Brugnaro, ma figuratevi se sarò mai ascoltato. Peggio per voi. Nel frattempo Roma è andata a vincere di dieci in casa di Scafati, capolista dell’A2 nel girone dell’ovest, mentre voi e i vostri fenomeni avete gli stessi punti in classifica di Pesaro e due meno di Caserta. E nemmeno ve ne vergognate.