Maurizio Gherardini mi dicono fosse ieri sera a Cantù a portar fortuna al suo amico Nicola Alberani che è il general manager di Roma. Nulla mi sfugge, anche se tutti i playoff mi guarderò in televisione e nessuno riuscirà a schiodarmi dalla poltrona. Come Giannino Petrucci. O quasi. Gherardini era di ritorno da Istanbul dove ha praticamente concluso con il Fenerbahce e quindi non sarà il prossimo presidente di Lega. La Bandissima ci contava, ma una volta ancora le è andata male e dovrà di nuovo mutare tutti i suoi disegni carbonari. Nicola Alberani invece ha disfatto le valigie e, contrordine, resterà nella capitale: ha un altro anno di contratto con Toti, una ti sola, e il Ciglione non ha i soldi per cambiare il suo direttore. E’ però quanto meno curioso che Alberani abbia l’anno scorso baruffato con Calvani e che tra i due alla fin fine abbia perso l’allenatore coi baffi che è stato cacciato al termine di una stagione favolosa e un secondo posto miracoloso. Anche Alberani e Dalmonte sono ora ai ferri corti. Eppure l’uomo Dalmonte non sarà da quel che pare riconfermato nonostante stia facendo più che bene. Ovvero benissimo. Anche senza Gigi Datome, il mattatore scappato nella Nba, e ieri sera senza Josh Majo, il playmaker di una squadra solida ma modestina. Conclusione: evidentemente Alberani ha un esercito di santi nella capitale, ma anche in paradiso, tra i quali Carletto Myers. Intanto Paolo Moretti, che vuole a tutti costi riavvicinarsi ai figli che giocano nella Stella Azzurra, ha cambiato agente: ha preso l’avvocato Storelli e mollato Meller, che cura gli interessi anche di Dalmonte e Crespi, e quindi è il più serio candidato alla successione di Dalmonte a Roma. Dove vorrebbe allenare anche Paperoga. Che però si è mezzo promesso a Venezia dopo che Gigi Brugnaro ha sollevato qualche perplessità su Recalcati. Che pareva ormai destinato alla panchina della Reyer. Dio mio, che casino. Sarà meglio allora cambiare in fretta discorso e rifugiarsi in Lega dove per la verità c’è più confusione ancora dopo le dimissioni di Messer Minucci e il nulla di fatto nella riunione di lunedì a Milano. Nel corso della quale l’assemblea ha bocciato le proposte dei due “io lo sapevo” e insieme i candidati alla presidenza di Villalta e Toti che erano Lorenzo Sassoli de Bianchi, che s’accontenterà di fare il presidente della Fondazione Virtus Bologna, e Walter Veltroni che non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande: il politico o il direttore, lo scrittore o il regista? Cascherà comunque in piedi. Mentre ai padroni delle società di serie A sono stati assegnati i compiti da fare a casa sul tema: qual è l’identikit del vostro presidente ideale per la Lega? Li aiuto, visto che stanno sudando più di quando sui banchi di scuola aspettavano d’essere interrogati e sapevano di non essere preparati. Devono scrivere solo un nome: Livio Proli. E non aggiungere altro. Se non convincere il presidente di Milano a fare quello che meglio sa fare. Cioè il manager d’azienda dove è senz’altro nel mondo un numero uno. Come potrebbe benissimo confermarvi Giorgio Armani.