Non è un sabato qualunque. Almeno per la nostra palla nel cestino. E non perché domani è Pasqua, le uova di cioccolata, l’agnello o il capretto e vadano pure affanculo i vegani e, assieme a loro, tutte le diete di questa terra. Oggi si gioca la 25esima di serie A. Ovvero mancano sei giornate alla fine del campionato organizzato e pilotato dal Giannino sindaco di San Felice Circeo. Dove saranno tre anni che non lo vedono. Poi le prime otto andranno ai playoff e la sedicesima retrocederà. Sono stato chiaro? Più di così. Ho spedito Don Chisciotte e il fido Sancio Panza in vacanza nella Mancia, ma non chiedetemi in quale paese. Di cui Miguel de Cervantes nemmeno a me ha voluto fare il nome. Posso solo dirti, mi ha sussurrato il figlio di Don Rodrigo, chirurgo di Alcalà de Henares, nella Nuova Castiglia, di passaggio per Venezia, che lì viveva agli inizi del XVII secolo “uno di quei cavalieri che tengono la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un ossuto ronzino e il levriero da caccia”. E qui mi fermo essendomi ripromesso di non parlar oggi di politica, ma solo di un sabato sui parquet che al calar della fredda notte diventerà particolarmente caliente. Se invece non sapete più vivere lontano dai casini nei quali si è cacciato Petrucci trascinandovi dentro tutto il basket italiano, leggetevi intanto la velina che il dittatore federale ha passato al maestro Canfora dopo un giorno di sciopero della Gazzetta. Dalla quale si evince che adesso Giannino ha scaricato SottoMarino come già fece con il suo fedele scudiero e amico, Raffaele Pagnozzi, un minuto prima che Giovanni Malagò fosse eletto presidente del Coni. Così è fatto l’uomo ed è un vero peccato che non l’abbiate ancora capito. Poveri somari. Vado di fretta e quindi corro. Sta cominciando il duello-playoff tra Trento e Sassari, due delle tre magnifiche ribelli, e non lo voglio assolutamente perdere. Mentre il Vicenza, che io continuo a chiamare affettuosamente Lanerossi, è tornato a vincere a metà pomeriggio dopo non so quanti mesi. E l’ha fatto ad Ascoli in dieci contro undici già dalla metà del primo tempo. Grazie a due gol di Ebagua poi espulso. Uno di testa e l’altro di sinistro. E’ proprio un sabato santo. Nel quale canto come un bimbo: L’amore è un sì, la serie B. Assieme agli Zero assoluto. Trento viene da sei sconfitte di fila in campionato, ma ha escluso l’Armani del Gelsomino piangente dalle semifinali dell’EuroCup. Sassari è un bel punto interrogativo e così maledico che nel basket non si possa giocare la ichs. Poi il resto alle venti e trenta. Milano-Reggio Emilia me la registro su Raisport. Prima contro seconda. Al Forum hanno già vinto quest’anno Avellino e Trento. Non c’è due senza tre? Non credo. E non per sfiducia nei confronti della GrissinBon, ma perché non mi fido di Paternicò, Sabetta e Sardella. E a pensar male qualche volta anche non si sbaglia. Invece in diretta mi guarderò Cantù-Venezia. Dove sarà senz’altro presente in tribuna Re Carlo Recalcati. Al quale non ho chiesto per chi tiferà stasera: l’avrei messo in serio imbarazzo. Lo posso in verità anche immaginare, ma non ve lo dico. Nemmeno con la pistola sulla tempia. Le partite in trasferta della Reyer sono trasmesse da Sportelevision contro la quale non ho niente, però vi giuro che ci avrei impiegato meno a raggiungere a piedi il Pianella da Rialto che a sintonizzarmi su quel benedetto canale digitale che si prende e non si prende. Ma come – meravigliate – e il tuo sindaco non s’arrabbia? Napoleone Brugnaro è in Brasile e poi per la Reyer non ha più l’amore di un tempo, nè la voglia di continuare a spendere e spandere. Sarà comunque, come vi avevo premesso, un turno molto eccitante con il coltello tra i denti e, come dice il grande Boscia, col culo che mangia pigiama: Pesaro-Caserta, Bologna-Cremona e soprattutto Pistoia-Torino. Dove la squadra di Frank Vitucci è con le spalle al muro: o vince e potrà ancora sperare o perde e allora buonanotte sognatori. Gli auguri di Pasqua invece ce li facciamo domani. Altrimenti non siamo diversi dagli sciocchi menagrami che festeggiano il compleanno di qualche stella dei canestri quarantottore prima che compia gli anni. Pensando d’essere per questo i più furbi e i più bravi del quartiere. Come nel caso di Marco Belinelli che è nato il 25 marzo 1986 a San Giovanni di Persiceto e la Gazzetta ha spento con lui le trenta candeline mercoledì scorso a Sacramento. Cioè il 23 marzo. Evviva. Toccandoci però di nascosto i marroni.