Non vorrei che faceste confusione. Faceste? Mi suona male. E allora ricomincio daccapo. Mi dispiacerebbe se confondeste, va già meglio, la Banda Osiris di Ciccioblack con la parrocchia di Don Giannino. Che magari è anche peggio ma non è questo il discorso. L’importante è che la gente del basket capisca una volta per tutte che, se anche mangiano alla stessa mensa e si fanno i salamelecchi in pubblico, gli uni e gli altri tengono il coltello a serramanico sotto al tavolo. E’ già successo infatti a una partita di campionato a Torino, se non mi sbaglio Fiat-Armani d’inizio del novembre scorso, che Petrucci fosse seduto in prima fila accanto a BauBauMann, il terribile segretario del canile internazionale, e che contemporaneamente Tranquillo fosse nel pullman di regia di Sky a comandare la diretta. Ebbene non ci crederete, perché magari non ci avete fatto caso o la cosa v’interessava sino ad un certo punto, però il tiranno di Valmontone, conosciuto anche come l’Innominato del Circeo, non soltanto non è stato intervistato tra un tempo e l’altro del match vinto per il rotto della cuffia (97-100) da Milano, ma nemmeno è stato mai inquadrato dalle telecamere della tivù di Murdoch. A dimostrazione che, se i capi dei due circoli viziosi si trovassero un giorno chiusi nella stessa stanza senza microfoni o spie intorno, non so chi per primo salterebbe addosso all’altro afferrandolo per i capelli e cercando di strozzarlo. Come cane e gatto o anche peggio. Però uno lavora a Sky, anche se proprio ieri sera ha manifestato l’intenzione di ritirarsi e So-na-lagna Soragna assieme a Mammoletta Mamoli l’hanno supplicato in ginocchio di non farlo. E l’altro è legato mani e piedi alla televisione che gli trasmette le partite della nazionale di Ettore Messina. Che a sua volta è pappa e ciccia con Cicciobello, ma al medesimo tempo è un fedelissimo di Don Giannino. Che ai suoi ArLecchini di corte ha ordinato intanto di sparare addosso a Ciccioblack con cinica freddezza. Che confusione. Sarà perché ti amo. Ma, a parte i Ricchi e Poveri, faccio fatica anch’io a districarmi in questo imbroglio di ruoli e di parentele. Col rischio di non capirne più niente se poi leggo su SuperBasket, che ha sempre visto la Banda Osiris come fumo negli occhi, le firme di Maurizio Gherardini e proprio del cittì azzurro accanto a quelle di Pietro Colnago e Niccolò Trigari. Ai quali Tranquillo da quando è nato, cioè il 25 dicembre di 2017 anni fa, ha sempre cercato di mettere il bastone tra le ruote. Al punto che non mi stupirei se domani sul mensile di Dindondan Peterson scrivessero, oltre alla figlia di Artusio Arturi, persino Andrea Bassani e Gas Gas Trinchieri. Il quale, seppur bravo, anzi bravissimo, non allenerà mai l’Armani finché il presidente delle scarpette rosse sarà Livi(d)o Proli. Un altro che, se potesse, darebbe fuoco a tutta la band. Come Petrucci. Però anche il paisà Ettore il Messi(n)a potrebbe prima o poi decidersi da che parte schierarsi. Con il cane o con il gatto? Altrimenti glielo spiega la Littizzetto chi sta sempre in mezzo e lo chiama il valter del moscerino. In verità stamattina, quando mi son svegliato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, e ho letto la Gazzetta, non ho avuto il minimo sussulto, né mi sono meravigliato, come sicuramente invece voi, che Vincenzo Di Schiavi, l’occhio dritto di Proli e dunque anche di don Giannino, abbia nei suoi Bravi&Cattivi dato cinque a Sky come non è mai successo da quando è venuta al mondo la tivù di Murdoch e nemmeno dopo che Franco Arturi se ne è andato in pensione con Luca Chiabotti, storico scriba della Banda Osiris. Motivando benissimo la sua clamorosa insufficienza: “Per il derby di Bologna avremmo preferito un taglio diverso: più umori, colori e volti, di oggi e di ieri, da chi ha voluto rendere questa partita un evento unico. E meno lavagnette”. Come vado ripetendo da lustri e lustri. Finalmente soddisfatto che un figlio di Mamma Rosa abbia raccolto la mia protesta e una tantum abbia trovato il coraggio di spezzare in mille pezzi la lavagnetta alla quale Tranquillo è morbosamente affezionato come Linus alla sua coperta. Alleluia. Difatti da oggi sino ai playoff non toccatemi Di Schiavi e non chiamatelo più ArLecchino perché poi dovrete fare i conti con il sottoscritto. Che non scherza. E lo sapete. Così come saranno guai seri per chi oserà solo permettersi di muovere mezza critica nei confronti di Stefano Mancinelli. E perché mai? Perché saranno anche cavoli miei. O no?