Paolo Condò è un bombolotto alla crema o un panzarotto di patate? Scegliete voi. A me chiamarlo in un modo o in un altro fa lo stesso. Basta che non mi diciate che è anche cattivo come la fame perché m’arrabbio di brutto. E’ semmai un buon mulo de Trieste. Anzi, un buonista che nella vita non ha mai parlato male di qualcuno. Neanche di Benito Mussolini o di Danilo Toninelli. Eppure non sarei proprio sicuro che il Padreterno gli spalancherà le porte del Paradiso quando sarà l’ora e lo farà sedere accanto a lui con Aurelio De Laurentiis a capotavola. Perché Dante l’Alighieri nel suo inferno aveva collocato i seduttori nella prima bolgia e gli adulatori nella seconda dell’ottavo cerchio. Dove dei diavoli cornuti con lunghe fruste (“gran ferze”) colpivano i dannati ignudi sulla schiena e sulle natiche (“crudelmente di retro”) per farli scappare a gambe levate. Ovviamente il Bombolotto o il Panzerotto, come più vi piace, non ce lo vedo senza mutande, e un po’ sovrappeso, che “saltella come un pollo” più agile del ballerino Del Piero nel sabato sera di Milly Carlucci. Semmai Leo Turrini, con due erre ma, se vuole, anche con quattro o cinque, che è molto più magro e persino più brutto di Condò. E non aggiungo più ruffiano, soprattutto con le Rosse di Maranello, perché francamente, quando lo vedo in tivù, cambio subito canale e guardo piuttosto Billy Costacurta. Così carino e educato. Il quale pure lui, magnifico bugiardo, sapeva non dico da Natale, ma di sicuro prima di Pasqua, che Andrea Agnelli avrebbe cacciato Max Allegri. Come no? Tutti sanno tutto nel salottino di Sky. Anche puzza se non si lavano i capelli ai quattro formaggi. Era nell’aria questa separazione – si è chiesto più correttamente Gianni Mura oggi su Repubblica – o vogliamo chiamarla rottura? Per una volta do ragione a Xavier Jacobelli, direttore di Tuttosport: “Come una tela di Penelope tessuta di giorno e disfatta la notte con inopinata tenacia, è stato un surreale balletto di illazioni, congetture, incontri annunciati, rinviati, mai tenuti sino a tre giorni fa”. Quando Max è stato a cena dal presidente, seminando i cronisti, e Andrea ha deciso che sarebbe stato meglio separarsi. Perché? Ha risposto Sconcerti(no): “La Juve e Allegri si sono reciprocamente annoiati di se stessi”. La noia di vincere cinque scudetti insieme? O non piuttosto più terra-terra perché anche per Agnelli è diventata ormai un’ossessione quella maledetta coppa con le orecchie alle quali si era illuso di potersi finalmente aggrappare dopo il folle acquisto di Ronaldo. Sì. Con Szczesny tra i pali, il solo Chiellini in difesa, che oltre tutto nel ritorno con Ajax non c’era, i bolliti del centrocampo senza corsa e fantasia, con Douglas Costa e Dybala a intermittenza, cioè ci sono una volta su tre? In quale film? Piuttosto sono proprio curioso di vedere quale allenatore pescherà adesso Pavel Nedved, l’unico assente oggi alla conferenza-stampa dell’Allianz Arena che ha commosso anche me. Ma io sono uno sciocco e non conto. Soltanto una coincidenza? No, una notizia. L’unica che meriterebbe d’essere sul serio commentata dopo che se ne sono dette davvero troppe sulla filosofia del gioco di Allegri che non divertiva Adani, il predicatore, ma era – mi spiace – straordinariamente vincente. E comunque non poteva che essere Nedved la faina che girava nel pomeriggio per Torino con la coda di paglia. Sia quel che sia, cercasi allora un allenatore che riesca a far quadrare il cerchio. Ovvero che sappia far giocare bene questa Juve e la guidi il prossimo anno con qualche minimo ritocco a conquistare il nono scudetto di fila e ovviamente la Champions. Ve lo dico subito: non esiste. Se non Guardiola che non si muove da Manchester, guadagna quasi due milioni al mese e l’ultima volta che ha vinto la Champions è stato pur sempre nel 2011. Quando Allegri fu campione d’Italia con il Milan. Gianni Mura ha consigliato Simone Inzaghi: “Una buona scelta”. Sconcertino spinge per Sinissa Mihajlovic: “Una follia ragionata”. Lele Adani impazzirebbe per Marx Sarri. Andrea Agnelli non ne vuol parlare. Mentre la Gazzetta non è stata ancora informata che il Conte Antonio allenerà l’Inter e Gasperini la Roma. Tuttosport punta sulla minestra riscaldata Deschamps. E perché non allora Gian Piero Ventura che ha appena un anno più di me, non gli manca l’esperienza internazionale e il suo Bari con Bonucci e Ranocchia giocava molto bene. E non sto scherzando. Però mi domando anche: visto che Allegri aveva un altro anno di contatto e 15 milioni (lordi) costerà comunque alla Juve, perché Andrea non ha voluto che Max vincesse il suo sesto scudetto di fila? Anche questo un giorno dovranno spiegarmelo.