Sarò anche Nessuno. Come dite voi o come disse Ulisse a Polifemo. Ma prima dovete anche spiegarmi chi è Andrea Bassani e poi magari ne riparliamo. Io sono Don Chisciotte o almeno lo è la miglior parte di me. Quella che mai rinuncerà a prendere per il cesto i mulini a vento della nostra pallacanestro. Che poi siete tutti voi che ora mi leggete e pensate che sia diventato completamente matto. Però adesso rispondetemi sul serio: chi è Andrea Bassani? Come un giorno Mourinho si domandò di tale Pietro Lo Monaco, amministratore delegato, se non sbaglio, del Catania che raccontava in giro di voler prendere lo Special One a bastonate sui denti. “Lo Monaco chi? Io conosco il monaco del Tibet, il Monaco di Montecarlo e il Gran Premio di Monaco”. Bassani chi? Lo scrittore del Giardino dei Finzi Contini o la Bassani Viaggi di Dorsoduro a Santa Marta? Né questo, né quello. Purtroppo. E allora? Forse ho letto male io sul Corriere dello Sport oppure semplicemente si tratta di un refuso: non Bassani, ma Bassano. Di cui conosco le ceramiche, gli asparagi e la grappa, oltre al ponte degli alpini, ma mi spiace: nessun Andrea. Sarò anche Nessuno, e pure un poveraccio che non se la passa neanche bene: i trigliceridi alle stelle e una glicemia esagerata. Cavalco un ronzino che non si regge neanche in piedi e ho per compagno uno scudiero di poche parole al quale ricordo sempre: finché stai al mio fianco, avrai solo rogne e nessun castello. Neanche di sabbia. Però anche il somaro, al quale Sancho Panza sta pesantemente in groppa, l’altro giorno si chiedeva ragliando: “Ma chi è mai questo Bassani o Bassano, non l’ho ancora ben capito?”. E a me lo domandi? Chiedilo a Marino Birichino che lo consiglia come suo successore alla presidenza della Legabasket. Io ho altri mulini a vento e i loro idoli di cartapesta da infilzare ogni giorno con la mia lancia. Cominciando dal Giannino Petrucci, malvagio quanto scaltro, che vi ha comprati tutti con un bel lecca lecca da due soldi e pure dal gusto equivoco. E non parlo tanto dei servi sciocchi di Palazzo o delle oche del Campidoglio o dei balanzoni dotti a capo dei giornali, ma dei presidenti dei comitati regionali che alle prossime elezioni gli daranno il voto per 500 euro al mese. O forse pensavate che mi fosse sfuggita l’ultima delibera federale che dal primo gennaio assegna 6.000 euro a ciascuno di lor signori che con Dino Meneghin non guadagnavano un centesimo? Giannino, che un tempo era anche mio amico, e non solo vostro, si vanta di non leggere mai i siti e i blog: “Tanto ho tutti i quotidiani dalla mia parte”. Ed è verissimo, ma, conoscendolo bene, posso anche affermare (senza paura di niente) che il burattino di Collodi è molto più sincero di lui. E comunque il sindaco di San Felice Circeo, i cui abitanti tutti i mercoledì telefonano a Chi l’ha visto?, sbaglia a snobbare una parte dell’informazione che almeno lo divertirebbe quando, come me, lo fa simpaticamente a fettine, ma senza il livore che lui ha nei confronti di chi gli può far ombra nella sua ossessiva scalata al potere. Della nazionale che vada o no alle Olimpiadi difatti non gliene può importare di meno. O di Ettore Messia al quale ha fatto addirittura vincere un titolo Nba. A lui interessa solo d’essere rieletto presidente della federazione il prossimo anno per altri quattro. Andando a Rio è a cavallo, ma, se al Gallo venisse un raffreddore sul più bello, avrà lo stesso la carta di riserva da giocarsi e cioè quella dei presidenti regionali, soprattutto del Lombardo-Veneto e dell’Emilia Romagna, che lo rivoteranno a occhi chiusi e per acclamazione. Sancho Panza mangia come un maiale, e nemmeno ci pensa di mettersi come me a dieta ferrea, ma ha una memoria da elefanti e allora ancor ieri insisteva che anch’io dovrei ricordarmi di un Bassani che nel 2000 assieme a Ciccioblack hanno sbarcato il lunario nella Lega di Cazzola. Cazzola chi? Conosco solo la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra del Conte Mascetti. Piuttosto, caro il mio fedele scudiero, oggi dovrei parlare di Paolo il caldo Moretti e del ragionier Filini Crovetti o dei casini combinati da Varese e dalla Virtus, che mai avrebbero pensato di poter anche retrocedere come andavo da mesi temendo e mi davate della Cassandra. Tempo al tempo: Don Chisciotte ne ha da vendere prima di tirare le cuoia. Cioè almeno sino a quando Bologna non rivincerà lo scudetto del calcio o della pallacanestro. E poi ci sarebbe da discutere del licenziamento di Re Carlo Recalcati. Ma lo farò solo e soltanto nel momento in cui mi sarò liberato dei succhia ruote che pendono dalle mie labbra e delle mignatte dei siti che mi tolgono il sangue.