Gli azzurri del Conte Antonio: perfetti sconosciuti

coppa

Il Gazzettino dell’illustrissimo Papetti non lo troverete in edicola né oggi, né domani, né venerdì che è il primo d’aprile. Quindi niente scherzi: il pesciolino, se volete, ve lo dovrete andare a prendere a Rialto. O, meglio, in Campo Santa Margherita, da Paolo. A due passi da Ca’ Foscari. E dite pure che vi mando io. Nostrano, fresco, un amore: incanterebbe persino Nico che è cresciuto in barca coi pescatori ed è un super esperto in materia. Al punto che riconosce da dieci metri un rombo dell’Adriatico da uno che viene dalla Sicilia. O un’aragosta della Costa Smeralda da quella che arriva dal Sudafrica e che il mio amico ovviamente non mangia. “E’ impagliata, magari è ancora viva e si agita, ma non sa di nulla”, dice e gli credo come voi credete nel Vangelo. Stasera ho per cena una coda di rospo al forno conosciuta anche come rana pescatrice. Carne magra, soda, bianchissima per un gusto molto delicato: un trionfo per la mia dieta. Che funziona a meraviglia: ho perso nove chili in poco più di un mese e mezzo. E non è che a Pasqua o a Pasquetta mi sia tirato indietro a tavola o abbia rinunciato ad un paio di fette di colomba. Meglio della coda c’è solo il soaso che si distingue dal rombo perché non è chiodato ed è più “veneziano”. La morte del san piero è invece impanato e fritto, ma adesso parliamo d’altro altrimenti mi vengono i morsi della fame. Dicevo dello sciopero dei poligrafici del Gazzettino, così vi dovrete per tre giorni accontentare del mio. Sul quale però scrivo quel che mi garba e mi passa per la testa. Né risponderò alle lettere del direttore come fa abitualmente Roberto Papetti per una ragione molto semplice: non sarò mai alla sua altezza e quindi nemmeno mi ci metto. “Cambiare la Costituzione significa renderla attuale” è stato il titolo, pensato e geniale, della sua ultima risposta ad un lettore di Albignasego, in provincia di Padova. Chi l’avrebbe mai detto? Io mai. E per questo al massimo posso parlare di pesci d’aprile e di scherzi da prete. O di colombe vegane dove il burro, lo zucchero e le uova della vecchie ricette contadine sono stati sostituiti dall’olio extravergine d’oliva, dallo sciroppo d’agave e dalla lecitina di girasole. No, grazie: queste colombe ve le mangiate voi. O Nico se vuole. Io piuttosto resto a pancia vuota. Tanto più che il mio dietologo preferito, Giorgio Calabrese, putacaso anche della Juve del Conte Antonio e di Max Allegri, dice che “i dolci vegani non sono molto meno ingrassanti di quelli tradizionali”. E di lui mi fido a occhi chiusi. Tempo fa vi avevo consigliato Ho sposato una vegana di Fausto Brizzi, il regista di Foverer Young, sperando che per una volta mi abbiate ascoltato. E comunque vi sarebbe bastato leggere il primo divertente appuntamento a cena tra lui e la moglie Claudia per dire: Ma sono proprio tutti matti questi vegani. “Quindi tu non mangi carne, giusto?”. “Sì – rispose – ma neanche qualsiasi altro prodotto possa aver arrecato sofferenza a un animale, come il latte o il miele”. “Ah, pure il miele?”. “Certo, povere api”. E poveri noi. Anzi, voi che vi eravate esaltati per l’1-1 dell’Italia con la Spagna e che ora, dopo il 4-1 di Monaco di Baviera, e vi è andata ancora bene, cominciate a pensare che l’ottimo Conte Antonio prima di Pasqua a Udine non sia ora nemmeno buono per allenare la nazionale. Siamo invece quelli che siamo: Acerbi, Thiago Silva, Giaccherini o anche Montolivo, Zaza e Insigne. Dimenticando Ranocchia, De Silvestri, Antonelli, Pellè o Okaka. Nessuno di questi azzurri è un fulmine di guerra al quale poter chiedere miracoli. Il miglior titolo di oggi è della Stampa: Un altro pianeta. Poche storie: i fenomeni, vi piacciano o non vi piacciano, saranno anche brutti e cattivi, ma sono tedeschi: Mueller, Goetze, Ozil, Kross, Lahm, Neuer e me ne dimentico ancora qualcuno. Per esempio Sweinsteiger. Non per nulla la Germania è campione del mondo e l’Italia vorrebbe diventarlo il 10 di luglio d’Europa. Ma quale film avete visto? Forse Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese?