Sunny and windy. Sole e vento nella primavera di Augusta. Un vento a raffiche che, da nord a west, soffia anche a 20 miglia all’ora e scuote gli alberi che perdono le foglie come ad autunno. Terzo giro del Masters. Gli ultimi sono i primi: Jordan Spieth e Rory McIlroy. In flight insieme. Il leader texano un colpo meno dell’irlandese. I green sono tremendi e dispettosi: veloci e ondivaghi già per loro conto, in più c’è il vento che a volte sposta la pallina anche dopo che s’è fermata e la fa rotolare nel laghetto prima ancora che qualcuno corri a marcarla. “Oggi il par non si butta via”, sentenzia Silvio Grappasonni e ha ragione da stravendere. Compie difatti quasi un miracolo il campione sudafricano, Louis Oosthuizen, che completa le diciotto buche di ieri in 71 colpi, uno sotto al par dell’Augusta National che veste con la giacca verde, la famosa green jacket, il vincitore del più prestigioso Major del grande slam. Alla buca due la forbice s’allarga tra Spieth (birdie) e Mac (bogey): -5 a -2. Mentre si fanno sotto Hideki Matsuyama, il giapponese tra i top five già l’anno scorso su questo percorso, e Jason Day, l’australiano che è il numero uno al mondo da Pasqua. Alla sette, un par 4 di 411 metri, Spieth è in difficoltà: col drive è finito di nuovo nel rough sotto una pianta e gli va ancora bene se segna nello score un 5. Come del resto McIlroy che però sul green è arrivato col secondo e ha sprecato tutto con tre putt. Alla dieci la pallina di Jason Daye non scende più sull’erba: è volata in cielo ed è atterrata 345 metri distante dal tee di partenza. D’accordo, avrà anche avuto il vento a favore e il fairway in discesa, ma è in avant green, o quasi, e un wedge basta e avanza per avvicinarsi alla bandiera. Questo australiano è davvero un fenomeno. Il danese Soren Kjeldsen e Scott Piercy, l’americano di Las Vegas, oltre a Smylie Kaufman dall’Alabama, zitti zitti risalgono la corrente e raggiungono l’irlandese a -1. Bernhard Langer, il solido campione bavarese, ha 58 anni, ma continua a combattere contro il vento e si difende meglio di qualche giovincello di mia conoscenza che è tornato a vedere Augusta in poltrona davanti al televisore. Magari con una bella ragazzotta sulle ginocchia e una coppa di champagne in mano. Alla dodici Matsuyama è intanto secondo da solo. Doppio birdie di fila di Lange alla 13 e 14 con un approccio in buca dall’inferno. Sono tre giorni ormai che vi sto parlando d’australiani, giapponesi, tedeschi, britannici, sudafricani. Per non dire degli yankee. E gli italiani? Come vi ho già ricordato, non ci sono. Eppure ancora Sky li coccola e guai se qualcuno si sogna di dire qualcosa a Manassero e compagni. Tiremm innanz. Che sarà meglio. Jordan Spieth comincia le seconde nove buche ripartendo da -5 con tre colpi di vantaggio su Matsuyama e ora anche su Langer. Pomponi e Zappa hanno preso il posto di Grappasonni e Scarpa con Donato Di Ponziano. Il vento pare essersi un po’ calmato, ma nel frattempo ha innervosito McIlroy che va combinandone di tutti i colori. Spieth pare avere ormai lo scettro di Augusta in mano per rivincere a 22 anni e mezzo il titolo nel Masters conquistato l’aprile scorso. Però non ha ancora fatto i conti con il suo drive capriccioso e con il diavolo che da queste parti si nasconde anche tra le azalee: doppio bogey alla 11 e alla 18, bogey alla 17, ma anche birdie alla 12, 14 e 15. La diciassette è una buca che il texano di Dallas non riesce proprio a prendere per le corna: pure ieri difatti ha sparato il suo tee shot in mezzo al bosco. Nel quale di nuovo si è smarrito di lì a poco. Dondolandosi comunque sull’altalena di uno score ad alti e bassi non di certo noioso, Jordan Spieth ha difeso la sua leader-ship sino al termine del terzo giro. Ma Kaufmaan ora non è lontano, a un solo colpo. E Langer e Matsuyama vengono subito dopo. E adesso? Sediamoci insieme davanti a Sky che è quasi l’ora del gran finale. Il Masters di Augusta è uno spettacolo da non perdere. Meglio di Palermo-Lazio. Garantito al limone. E persino del Gp delle Americhe. Anche se Marquez contro le due Yamaha non è male. Ma per questo ho My Sky.