Come potevo non avere una rubrica anche di sci nel mio personalissimo blog di basket, calcio, basket e umanità varia? Già, proprio non potevo. Ed infatti eccomi qui col primo articolo dopo che una forte nevicata è prevista tra oggi e domani nelle vallate di confine dell’Alto Adige con l’Austria. Sì, insomma dalle parti di Christof Innerhofer e di Dominik Paris. Che stamane sono volati negli States assieme ad altri sette azzurri della velocità. Tra i quali Peter Fill che mercoledì compirà 32 anni e da un pezzo è il mio occhio destro. Non fosse altro che per una questione di feeling. In verità, quando lui ne aveva venti e io dodici di meno, avrei giurato che prima o poi sarebbe salito sul podio della Coppa del Mondo generale. Era una freccia e uno spettacolo anche in gigante e in slalom. Come il suo nome e cognome. E invece meglio del sesto posto assoluto nel 2007 non è stato capace di fare. Peccato: sarebbe stato il mio Peter Pan delle nevi. Ma non dispero. A Lake Louise, in Canada, ha già vinto la discesa del 2008. A Usuhaia, in Argentina, a settembre è stato il più brillante di tutti gli italianjet. Gli manca sempre un cicinin di fortuna. Come nell’inverno scorso sulla Stelvio di Bormio o alle Olimpiadi di Sochi: settimo in libera e ottavo in superG. Lo so, non è facile parlare degli uomini dello sci. Sono forti, chiusi e molto permalosi. Sono gente di montagna. Con la quale è difficile comunicare e scherzare. Ma se gratti la scorza dura trovi ragazzi meravigliosi, cuori matti e generosi. Come Christof Innerhofer che ne ha sempre una. Ora la schiena che gli fa vedere le stelle e gli permette d’allenarsi poco e male. Però è un fuoriclasse e agli ultimi Giochi invernali ha vinto la medaglia d’argento in discesa e ha perso quella d’oro per appena sei centesimi di secondo. O Dominik Paris che – non dimentichiamocelo – ha trionfato nel 2013 a Kitzbuehel sulla mitica Streif ed è stato secondo ai Mondiali di Schladming. Non so se mi spiego. La stagione di Coppa del Mondo, se qualcuno se ne è per caso accorto, è comunque già iniziata con il tradizionale gigante d’apertura sui ghiacciai tirolesi di Rettenbach. Sopra Soelden. Su una pista che si rompe dopo poche discese e ha un arrivo quasi in salita. Come negli slalom del Sestriere. Si è gareggiato il 25 e il 26 ottobre. Ma quel sabato e quella domenica la Gazzetta aveva ben altro da fare che celebrare in prima pagina i successi dei fenomeni Anna Fenninger e Mikaela Shiffrin ex aequo e di Marcel Hirscher, il salisburghese da favola che pure ha vinto le ultime tre sfere di cristallo. Anna è uno schianto e Mikaela è proprio carina, ma tutti aspettano Lindsey Vonn, la compagna di Tiger Woods, che tornerà in pista forse a fine mese ad Aspen nel gigante del 29 novembre o più probabilmente una settimana dopo a Lake Louise nella doppia discesa del 5 e 6 dicembre. E’ lei sempre l’attesissima stella di un circo bianco affamato di personaggi da copertina che abbiano una privacy intrigante oltre che una carriera eccellente alle spalle e un corpo da fotomodella con quadricipiti e glutei di ferro. Così come Bode Miller è sempre il più gettonato tra i campioni dello sci anche se ha ormai 37 anni, a Soelden c’era ma non ha gareggiato, ed è un campione forse già al tramonto che pare solo interessato al suo cavallo, Steep’s Deep, che alleva a Lexington, nel paradiso dei purosangue dove è sepolto Ribot. Però a febbraio (dal 3 al 15) i Mondiali sono in patria, a Beaver Creek, sedici chilometri da Vail, ed è difficile immaginare un Bode Miller in tono minore che non va a caccia di un ennesimo storico exploit.