Mio padre me lo diceva sempre: se non sai, chiedi. E, se non conosci la strada, umiliati a domandarla. Ora non voglio ingannarvi raccontando che Luca Banchi mi ha chiamato per un consiglio nelle ore precedenti gara tre con Sassari, però potrebbe anche aver buttato un occhio sulle quattro sciocchezze che scrivo ogni giorno. Nessuno può escluderlo. E comunque, farina o non farina del mio sacco, ha fatto quello che gli avevo suggerito en passant giusto ieri pomeriggio. Perché, mi ero immodestamente chiesto, non prova Luca a far giocare insieme Langford e Gentile con Hackett play e Moss quattro? E magari Samuels pivot? Dimenticandosi in panchina Jerrells e Cerella? Sia come sia, con questo quintetto senza musi lunghi l’Armani ha messo nel sacco Meo Sacchetti e soprattutto i cugini sardi, Drake e Travis Diener. Banchi ha salvato la ghirba e nessuno alla fine del duello con Sassari gli ha tenuto il broncio. Né Gentile, né Langford. Anzi, il figlio di Nando con un canestro pazzesco ha dato nel supplementare il colpo di grazia al Banco. Tanto ci voleva? Non penso. Però ugualmente non mi gonfio il petto dal momento che la dritta me l’aveva sussurrata all’orecchio un amico al quale un tempo anche l’allenatore livornese aveva dato retta e poi non so per quale ragione non si sono più sentiti. O, meglio, lo so, ma non voglio qui fare con voi i soliti discorsi della serva. Penso piuttosto che, se anche Milano e Siena devono ancora raddoppiare il numero di vittorie nella serie, al novanta per cento è quasi scontato che al cento per cento giocheranno tra loro la finale tricolore al meglio delle sette partite. Cominciando dal 15 giugno, cioè la sera dopo di Italia-Inghilterra in Amazzonia di football. Quando tiferò England e un giorno vi spiegherò il motivo. Insomma potete tutti tranquillamente passare il prossimo fine settimana al mare: tanto non cambierà nulla neanche se stasera e domani Roma e Sassari dovessero vincere. Ormai i giochi son fatti. O quasi. Difatti stamattina anch’io me la sono presa un sacco comoda e sono andato al golf di Villa Condulmer tra le province di Venezia e Treviso per una mezzoretta di lezione col maestro Enrico Trentin e qualche putt sul green. Al circolo non parlavano d’altro che dell’arresto ai domiciliari del sindaco Orsoni, però nessun trevigiano ha osato farmi il gesto delle manette di Toti (senza la doppia ti come quello della stampella, ma con una tripla razione di grandi ciglia). L’avrei preso a pallate. Lo giuro. Col driver o col legno sette. Ma anche il ferro 5 sarebbe andato a pennello.