Arbitri e allenatori di serie A sono ai ferri corti. E, se v’interessa sapere da che parte sto, non ve lo nascondo: da quella dei fischietti. Ai quali nessuno quasi mai dice bravi. E qualcuno magari anche lo è: checché se ne pensi in giro. Per esempio Manuel Mazzoni da Grosseto o, tra i giovani, Valerio Grigioni dell’87. Basta che poi non si montino la testa e facciano i fenomeni. Perché nemmeno questo mi piace. E comunque quest’anno l’abituale rendez-vous tra allenatori e arbitri durante le final eight di Coppa Italia è andato in fumo. Perché l’anno scorso a Firenze l’incontro amichevole si era trasformato in un brutto scontro. Pino Sacripanti(bus) aveva accusato Tolga Sahin di volergli far perdere il posto di lavoro ad Avellino. Come in verità è successo, ma solo a fine stagione. Quando si è accasato alla Virtus e non è detto che nel cambio ci abbia rimesso. Anzi, probabilmente ci ha persino guadagnato. MaraMeo Sacchetti aveva invece sparato nel mucchio denunciando la sudditanza dei fischietti italiani nei confronti delle scarpette rosse di Milano. Peccato che lui sia poi il primo a correre a piangere da Giannino Petrucci e da Mamma Rosa sostenendo che il cittì della nazionale meriterebbe da loro molto più rispetto. Come no? E difatti, se io fossi un arbitro, supplicherei in ginocchio il designatore Marco Giansanti che non mi facesse dirigere i quarti di finale delle final-eight al PalaMandela di Cremona contro Varese perché avrei tutto da perderci e poco da guadagnarci. E men che meno l’eventuale semifinale proprio tra la Vanoli di Sacchetti e l’Armani di Pianigiani. Sia quel che sia, però intanto quest’anno l’incontro non ci sarà e, se volete sentire per l’ultima volta il mio parere, e poi non fiato più, ha fatto bene il commissario straordinario Stefano Tedeschi e con lui Guerrino Cerebuch a non mettere le sue giacchette grigie o arancioni di nuovo davanti al plotone d’esecuzione degli allenatori. Che, cucinandosi nel loro brodo di pollo, magari un giorno capiranno che in questo mondo si può tutti sbagliare. In buona fede. Senza tanti drammi. Volto pagina, faccio per dire, e decidete voi: vi parlo di Trieste o di Milano? Comincio da Trieste, va bene? Prima che l’Alma di Eugenio Dalmasson vincesse in laguna con la Reyer le avevo dato 7- in pagella e mi era sembrato d’essere stato anche largo di manica. E invece mi hanno criticato. Anche pesantemente. E mi spiace. Sostenendo che ho un debole soprattutto per la Brindisi di Frank Vitucci (voto 7+) che come me è veneziano. Ora io son nato in campagna. Come mi ricorda sempre Stefano Cazzaro, grande (ex) arbitro della scuola di pensiero lagunare con Paolo Zanon e Pierluigi D’Este. O, meglio, in piazza Ferretto. Nel cuore di Mestre. Mentre Vitucci è di Cannaregio e Dalmasson della Gazzera, quartiere che dalla terrazza di casa vedo con il binocolo. Quindi tra i due Eugenio è senz’altro più compaesano mio. Però qui non siamo neanche a Campanile sera, il programma con Mike Bongiorno e Enzo Tortora di sessant’anni fa. E dunque, dopo che Trieste ha perso proprio con l’Happy Casa, e per giunta al PalaRubini, e pure con Sassari e Milano, ed è stata esclusa dalle prime otto che andranno a Firenze per la Coppa Italia, evidentemente non mi ero sbagliato nella valutazione di una squadra, Brindisi, che costa la metà della matricola Alma e che pure le sta davanti in classifica. Che poi l’ad Gianluca Mauro mi sia piaciuto ancora meno nelle sue blasfeme dichiarazioni contro gli arbitri nel dopo partita con l’Armani è forse il caso che me ne dimentichi, permaloso quale sono, altrimenti il 7- diventa un 6 striminzito e solamente perché Trento (5.5) e Brescia (4.5) nel girone d’andata sono andate anche peggio. Quanto agli spifferi calunniosi che dalla Torre repubblichina di Pisa si sono alzati in settimana contro Simone Pianigiani (nella foto) che altro non erano che le puzzette fuor d’acqua di un pesciolino chiamato Banda, non voglio nemmeno dar bada. Altrimenti devo di nuovo aprire le finestre per cambiar aria e mi gelo. Piuttosto mi viene da dire che Milano con il sesto o settimo salario dell’EuroLega ha forse già perso a Monaco di Baviera il treno che porta ai playoff, ma resta il suo record italiano di punti realizzati nel girone d’andata che chi lo disprezza è o un povero ignorante o un tremendo invidioso. Quattordici vinte e una persa. Ad Avellino all’ottava partita di fila in diciassette giorni. Come neanche il Barcellona (2 sconfitte) o il Real Madrid (4) in Spagna. O il Fenerbahce (2) e l’Efes (3) in Turchia. E poi venga pure Xavi Pascual al Forum. Con Ciccioblack e Cancellieri suoi fedeli assistenti. Che nemmeno se li vedo ci credo.