Vorrei sapere, mi ha chiesto un caro amico, che senso ha di vedere una partita di basket dall’ultima fila di un palasport di 76.300 posti come è l’NRG Stadium di Houston? Di fronte ad una domanda del genere, così stupida, sono stato tentato d’infilarmi lo spolverino e di dirgli “vado a fare una passeggiata e poi magari ci sentiamo”, ma con gli amici bisogna aver pazienza, altrimenti che amici sono?, e così ho disperatamente tentato di parlar d’altro. Questo Andrea Ancellotti è proprio bravo e non capisco come abbia potuto Reggio Emilia lasciarlo andar via dopo averlo cresciuto tanto bene in famiglia. Però l’amico ha insistito: “Da lassù anche i lunghi ti sembrano formiche e il canestro è uno sputo”. E allora non ce l’ho più fatta. Ma che razza di discorsi fai? Gli ho detto con la mosca che mi saltava al naso. A questi eventi la libidine è esserci e vivere le emozioni di una partita indimenticabile come la bellissima finale della Ncaa. E pazienza se non vedi un tubo. Tu intanto ci sei e gli altri sono invece a casa davanti alla televisione. Su Sky. Dove per carità sono anche in gamba: Bonfardeci, Mamoli e soprattutto Andrea Meneghin. Sperando che Ciccioblack Tranquillo non mi legga. E non ti perdi proprio nulla grazie anche al replay. Ma vuoi mettere cos’è una sfida come quella della scorsa notte tra Villanova e North Carolina per il titolo dei college vissuta insieme ad altre settantaseimila persone scatenate nel tempio degli Houston Texans di football Nfl che ha anche ospitato i concerti dei Rolling Stones e degli U2 oltre che, d’estate, i più grandi rodei del Texas grazie al tetto retrattile che è unico al mondo nel suo genere? Domenica nel mio piccolo dopo Udinese-Napoli, e non vorrei sbagliarmi ma mi sembra che abbia vinto l’Udinese 3-1, dalla Dacia Arena, che è pure un amore, sono volato al Palaverde, che era strapieno. Dove mi è stato assegnato un posto in prima fila sotto canestro. Ero uno dei cinquemila: onoratissimo. E pazienza se l’operatore della tivù locale, con le spalle ad armadio, spesso m’impallava e così magari non ho visto qualche schiacciata devastante di un grande Marshawn Powell e di un ottimo Ancellotti con due elle e due ti e un’altra domanda in punta di lingua: perché il due e tredici di Correggio, ventotto anni appena compiuti, non gioca in serie A? Mi guardo intorno e non mi sembra che ci siano tanti pivot in Italia meglio di lui. Cusin, Cervi a primavera, Baldi Rossi o Tomas Ress, ma più 4 che 5. Non di certo Cuccarolo, Magro o Simioni (Reyer). E così mi sono intanto fatto degli altri amici. Ma dicevo che è stato comunque bello esserci a Treviso con la gente tutta in piedi, in primis il presidente Paolo Vazzoler, che cantava e calorosamente tifava come al Taliercio di Mestre si sognano e come nemmeno ai tempi della Benetton di Buzzavo accadeva. Che poi la capolista De’ Longhi abbia spazzato via (66-52) la Verona di Paperoga Crespi, favorita al via del campionato, e giochi una pallacanestro di categoria superiore, questo è un altro paio di maniche ancora: non l’ho scoperto l’altro ieri che Pilla Pillastrini è un signor allenatore che con poco fa moltissimo e senza darsi arie. Né alzando la voce o tirando giù tutti i santi dal cielo. Oggi della serie A non parlo: sono in sciopero. Magari domani. Oggi sarei troppo sgarbato con i club che hanno calato le braghe davanti a Bau Bau Mann e al Giannino sindaco di San Felice Circeo. Oggi al massimo vi faccio un paio di domande alle quali, se volete, potete rispondere. Se no fatene pure anche a meno. Rischia la gloriosa Virtus di Bologna la retrocessione in A2? E rischia Gelsomino Repesa di non essere riconfermato a fine anno se non dovesse vincere lo scudetto? Io dico di sì. E perché piuttosto nessuno ha pensato a dare un passaporto italiano a Ryan Arcidiacono con tutto il bisogno che abbiamo in nazionale di un playmaker coi controfiocchi? Mi ha telefonato Michael Jordan e mi ha chiesto: “Vecchio amico mio, dormite tutti in Italia?”. Veramente qui è quasi l’alba, gli ho risposto assonnato. E la tua North Carolina strafavorita ha da poco perso con Villanova 74-77 all’ultimo tiro: una tripla di Jenkins che ha frustato la retina assieme al suono della sirena. “Non dirmelo: Arcidiacono ci ha appena fatto un culo così”. L’ho visto? Ed è stato anche eletto mvp della final four della Ncaa. “Ecco, proprio di lui volevo parlarti. Se non sbaglio è un vostro paisà di origini siciliane”. Non ti sbagli. “E ha giocato due anni fa con la sperimentale azzurra di Artiglio Caja e con lui è andato in Cina?”. Esatto. “E in due anni Petrucci, il tuo Giannino, non è riuscito a fargli avere un passaporto per Rio? Ma dormite tutti in Italia?”. Sì. O, meglio, stavamo dormendo. Però queste cose dovresti andarle a dire a Ettore Messina che magari è più facile che negli Usa lo incontri prima di me.