Ma lo hai sentito Dembinski, o come cavolo si scrive, ieri sera al Forum? Ho domandato al mio Sancio. E lui, serafico e svelto: “Oh no, signoria vostra. Come mi avete sempre consigliato ho visto Milano-Venezia su Sky”. Sei lo scudiero più corto di cervello che ci sia o ci sia stato al mondo. “Nudo sono nato e nudo mi ritrovo. Vengo dalla vigna e non so niente. Pendo esclusivamente dalle vostre labbra e voi mi sgridate anche quando faccio quel che mi dite voi. Tra un poco impazzisco”. Sia mai, di matto qui ce n’è già uno e sono io. Però a volte, scusami, mi piacerebbe anche che tu facessi uso della fantasia che a me non manca e a te è quasi ignota. E comunque non sai cosa ti sei perso. “Mi illumini allora lei”. Ad un certo punto della sua telecronaca affannata e triste quel ragazzo, che veste come un polacco in sfilata alle Olimpiadi di Roma del ’60, ha chiesto al suo compagno di banco, il buon Michelini che ha più pazienza di me e di Giobbe messi insieme: “Ho una curiosità, Stefano”. Sentiamola. “Dall’inizio di questi playoff Ejim ha una regola perfetta dell’alternanza che ha rispettato anche in gara 4”. Ovvero? “In una partita va in doppia cifra e nell’altra va in singola cifra”. Tutto qui? “No. Con grande puntualità il canadese di passaporto nigeriano aveva chiuso gara 3 con 12 punti e 7 rimbalzi, mentre mercoledì si è fermato a quota 9. Anche se è stato il migliore di Venezia nel quarto periodo con due triple e con altri sette rimbalzi presi”. Per me Denbynsky, o come cacchio si chiama, se le sogna di notte queste bagattelle. “Ma non faceva prima a dire che Eijm tra le due partite aveva segnato quattro punti in meno?”. E’ quel che penso anch’io, ma evidentemente non è contento se non si complica la vita e non s’attorciglia con le cifre che sono il suo unico bagaglio appresso. “Combàter”. Pardon, non ho capito. “Sì, combàter, come si esclama alla Locanda da Rinaldo, in calle Sconta, a Venezia, quando si sta parlando di una cosa di scarsa importanza per la quale non val la pena perdere ancora del tempo. Piuttosto, caro Don Chisciotte, mi racconti di Michelini: non doveva esserci Pittis accanto a Dembinski?”. Forse Acciughino aveva il mal di pancia come me per aver mangiato troppe ciliegie di Vignola. Oppure è scivolato su una classica buccia di banana. Comunque domani pomeriggio vado a Treviso per De’Longhi-Fortitudo e glielo domando. “Per la verità mi hanno riferito che all’intervallo della partita il pelatissimo con la barba della Rai ha dal suo cilindro estratto una bella sorpresa”. Capirai la sorpresa: ha intervistato il Gallo del quale ha in camera un poster che gli copre tutta una parete. “Ma cosa ha detto Gallinari di tanto speciale?”. Niente che già non si sapesse. E cioè che tifa sempre per l’Armani, che la sua caviglia sta bene, che dobbiamo andare a Rio de Janeiro, che la squadra più forte è Milano e che l’estate scorsa avremmo potuto benissimo vincere gli Europei. “In quale cinema?”. Al Rossini, sotto le coperte e sopra i cuscini. Ma adesso raccontami tu, Sancio: come è finita gara 5 tra l’Emporio e la Reyer? “Non mi dica che non l’ha vista, mio padrone, perché non le credo. O mi vuole prendere in giro?”. Dovresti averlo finalmente imparato che non scherzo mai. E difatti ho spento il televisore dopo che ho letto lo score del primo tempo e nessuno, neanche Stefano Michelini, ha sottolineato che a parità di tiri da due realizzati (otto a testa) e di triple (sette per ciascuno) la differenza matematica l’avevano fatto i punti dalla lunetta (9/10 di Milano contro 3/4 di Venezia) e quindi gli arbitri. Che erano Sahin e altri due. “Sabetta e Begnis, se non sbaglio”. Poco cambia: due somari uguali. Che farebbero prima a confessare: “Ci manda Picone” e così me la metterei tranquillamente via. E invece sono riusciti a farmi arrabbiare perché non può Bruno Cerella, l’idolo di Bahia Blanca e di Denbinsky, mettere sempre le mani addosso a Pargo, spingerlo via e travolgerlo per stopparlo, e passare per un immenso difensore soltanto perché gli arbitri non gli fischiano nulla. “Mentre il povero Ejim non ha manco sfiorato Lafayette ed è stato umiliato con tre liberi che lo stesso Hugo Sconochini ha ammesso a bassa voce che erano stati regalati da Sabetta all’Emporio Armani”. Ecco. E non dirmi altro. (7 continua)