Fiuto o culo? L’uno e l’altro. O forse dopo anni e anni di ripetizioni due volte alla settimana da Flavio Tranquillo comincio a masticarne un cincinin anch’io di palla nel cestino e a indovinarne una su mille? Sia quel che sia, l’unica cosa di cui sono certo è di non voler comunque in alcun modo scimmiottare il Maestro che tutti persino a Sky chiamano ormai Ciccioblack. Il quale non perde occasione per dare anche lezioni di vita quando è poi il primo a fare il furbino nelle telecronache strillate delle partite della Nba. Di cui già conosce benissimo il risultato finale e a grandi linee pure lo svolgimento, ma finge d’essere in diretta assieme ai So-na-lagna Soragna di turno che ogni volta si complimentano con lui: “Bravo Ciccioblack, pardon Flavio: ne sai sempre una più del diavolo”. E di James Naismith mi permetto d’aggiungere. Ovvero dell’insegnante canadese, che, se non sbaglio, ha inventato il gioco del basket nel Natale del 1891. Cioè settant’anni prima che Tranquillo venisse al mondo. Anche se onestamente così non sembra e tutti invece direbbero che sia stato il numero uno della Banda Osiris a creare la pallacanestro almeno in Italia dopo il cielo e la terra, gli oceani e la televisione. A proposito, vi avevo promesso che prima dell’estate di San Martino, che cade domenica prossima, vi avrei fornito l’elenco completo dei cento mattoni che compongono il muro della mia band. E vedrete che sarò di parola. Ricordando magari subito a chi non lo sapesse, e sono la maggior parte, che alla Massoneria hanno aderito negli ultimi tre secoli anche Voltaire, Benjamin Franklin, Mozart e Oscar Wilde. E un po’ più tardi Fleming, John Wayne, Totò e Gino Cervi. O, se preferite, Garibaldi e Nino Bixio, De Amicis e Carducci. Oltre a Maurizio Costanzo, Silvio Berlusconi e ovviamente Flavio Tranquillo. Quindi nessuno spero s’adombri o addirittura s’arrabbi se mi sarò dimenticato d’inserirlo nella lista con tanto di numero di tessera. Né accetto raccomandazioni da chicchessia, men che meno dal vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, piantato in asso finalmente dalla bella Elisa Isoardi che è rifiorita in un lampo. Come Stefano Tonut alla Reyer dopo l’odissea in azzurro delle ultime tre estati. Al massimo provino a fare domanda in carta bollata da tre euro, o versando due euro ovviamente in nero, e cercherò d’accontentarli. Né basterà che a settembre abbiano partecipato alla convention di Milano come relatori per aver la pretesa di diventare bi-osiris in eterno. Per esempio Alessandro Dalla Salda (a.d. Virtus), Nicola Alberani (diesse Avellino), Salvatore Trainotti (giemme Trento), Paolo Vazzoler (presidente Treviso), Mario Ghiacci (g.m. di Trieste e amico di Virginio San Bernardi) e Mario Fioretti, assistente storico di Simone Pianigiani, possono anche mettersi in ginocchio e strapparsi tutti i capelli, se ancora ne hanno: non li inserirò comunque, mai e poi mai, nella Massoneria del nostro basket assieme ai riconfermatissimi Daniele Baiesi (Bayern Monaco) e Andrea Trinchieri (Partizan Belgrado) che non sono più pappa e ciccia come una volta al Bamberg, o agli scout della Nba Claudio Crippa (San Antonio Spurs) e Simone Casali (Brooklyn Nets), ex giemme del disastro Armani del 2015. Oltre alla new entry Marco Tajana, presidente di Legnano che va in giro dicendo peste e corna di Milano e poi ogni anno supplica Livio Proli di supportalo. Mentre Alessandro Mamoli e Stefano Sardara, che per la verità non mi sono antipatici, sono tra color che son sospesi nel limbo. Come tutti quelli che lavorano nella tivù di Murdoch e mi confessano in gran segreto di non poterne più del capo e invece sgomitano per adorarlo come i sacerdoti di Baal non appena caccia due urli o fa due scarabocchi sulla lavagn(ett)a e per questo pensa d’essere il migliore allenatore dell’universo e il loro idolo indiscusso. Mi scuso se mi sono perso in chiacchiere dietro ai massoni dell’Osiris che chissà mai chi si credono di essere, ma questa è la mia missione come quella del profeta Elia nell’Antico Testamento. Meglio così. Così non mi allargo neanche troppo vantandomi d’aver previsto ieri prima di Reyer-Virtus, finita come sapete, cioè tanti punti a pochi, l’esplosione di Stefano Tonut. Al quale per la verità avevo chiesto di regalarmi solo un sorriso e non una partita perfetta. In un campionato forse già segnato alla quinta giornata dallo strapotere esagerato di Milano e Venezia finaliste scudetto. Bocciando già la Segafredo che con quei due giganti ha dimostrato di non poter competere men che meno con il piumino da cipria di M’Baye e i Cappelletti in brodo.