Nell’Isola dei conigli leggono tutti la Gazzetta dello sport: è il loro unico giornale. A me invece serve solo per accendere il fuoco la notte sulla spiaggia. Mentre le tartarughe continuano a depositare le uova e nessuno le molesta: ci mancherebbe altro. Io poi le uova me le sono già rotte da una pezzo e mi sono fatto una frittatina con questa storia di Daniel Hackett che i Bunny in rosa, che sempre conigli sono e neanche simpatici come quello dei cartoni animati, vorrebbero squalificare per cent’anni solo perché finalmente qualcuno li ha mandati a scopare il mare insieme a Giannino Petrucci e ai suoi servi. Era tempo e ora che una voce uscisse (con me) dal coro e non avesse paura di quei fifoni che in gruppo fanno i padreterni: pontificano, battezzano e cresimano, ma che, se li prendi a uno a uno, ti accorgi subito che nella maggioranza dei casi scrivono oltre tutto molto peggio dei cani bavosi. E comunque tremano come foglie non appena un padroncino del vapore fa a loro buuu con la faccia cattiva e li prende per le orecchie senza fare tanta fatica dal momento che tutti i conigli del mondo, bianchi o rosa, in pelouche o in cartapesta, le portano più lunghe degli asini. O quasi. La tragedia la conoscete, ma forse è il caso di raccontarvela giusta: Hackett si presenta al raduno della nazionale a Trieste insieme a Melli. Simone Pianigiani non c’è: è con gli azzurri a Sarajevo che le beccano 60-78 da Montenegro e si salva solo Aradori (13). Ricciolone sta male e tutti gli credono: così torna a casa come due anni fa quando non aveva neanche un raffreddore, ma a quei tempi la Milano di Don Gel Scariolo l’aveva imbottito di certificati medici pur di non darlo in estate all’Italia del suo grande nemico storico. Anche Daniel sostiene d’avere dei problemi, un po’ dappertutto, in particolare alla schiena. E aggiungiamoci pure che si volesse fare qualche giorno in più di ferie: cosa c’era in fondo poi di male? Lui presenta anche dei cd a sostegno della sua tesi, ma in nazionale non riescono neanche ad aprire il file. O non vogliono? E comunque nessuno gli crede: deve restare in ritiro, questi sono gli ordini di Giannino che, vendicativo com’è, non ha mai perdonato a Hackett il gran rifiuto dell’anno scorso. Mentre Melli può andarsene anche subito: una bella ripulitina al ginocchio, quella non si nega mai a nessuno, e poi magari una lunga vacanza con Marco Belinelli a Miami o a Fortaleza o anche a Rimini. A proposito: perché il campione con l’anello (e non al naso) non è a sudare con gli altri azzurri di Pianigiani? Perché era stanco morto, poverino, di giocare un quarto d’ora al massimo a partita nei playoff della Nba e a risultato ormai acquisito in favore di San Antonio. Belinelli va capito, Hackett manco per sogno: lui è un malato immaginario. Così l’ha bollato Giannino. “Vivo o morto, il giorno dopo mi sarei dovuto allenare in nazionale. Senza far tante storie. Anche da solo e pure a costo di rompermi sul serio l’osso del collo”, ha confessato più tardi Daniel a una brava giornalista di Pesaro. No, non poteva accettare quel dictat. E ha tolto il disturbo. Ma non sarebbe successo niente di poi così drammatico se, morsa dalla tarantola, la Federbasket in quattro e quattr’otto, per otto, asino cotto, non avesse preso la palla al balzo per diffondere un comunicato nel quale si faceva apparire Hackett come una sorta di traditore della patria da mettere subito al muro per la fucilazione. E sarà infatti fucilato oggi alle 15 da un plotone d’esecuzione di cui prima del tramonto conoscerò i nomi e i cognomi. E ve li farò: statene certi. Sei mesi di squalifica e i conigli della Gazzetta faranno salti di gioia, ma non sarà mai vera gloria. (2 continua)