Le prime cinque giornate della Virtus sono state peggio delle cinque giornate di Milano (18-22 marzo del 1848) quando il popolo in rivolta alzò le barricate contro la milizia austriaca del maresciallo Josef Radetzky. Al quale Johann Strauss dedicò quella meravigliosa marcia militare. Mentre il Radetzky Cafè di largo La Foppa è un locale alla moda frequentato dai fighetti un po’ musoni di corso Garibaldi. Però, se hai fortuna, puoi beccare Belen seduta al tavolo che sorseggia l’aperitivo con la sua ultima fiamma che Mamma Rosa non ha ancora ben capito se è Bruno Cerella o una bufala di Alfonso Signorini, ma intanto, per non saper né leggere né scrivere, una pagina ci ha costruito sopra su Fuorigioco, l’inserto della domenica che m’appassiona più del Grande Fratello Vip di Ilary Blasi. La Virtus di Bologna nei primi cinque turni di campionato ha infatti già incontrato Armani, Reyer e Sidigas, oltre alla Vanoli e all’Alma Trieste nell’esordio. Quindi la sua magra classifica, appena quattro punti, due meno di Brindisi e Varese, non deve allarmare gli ambiziosi Massimo Zanetti e Luca Baraldi perché le prossime avversarie della Segafredo saranno molto più comode: Cantù, Torino e Sassari al piccolo Madison e Pesaro e Pistoia fuori. Piuttosto mi sarei aspettato che Marco Martelli, l’ex giornalista di Repubblica e ora diesse delle vu nere, avesse speso meglio il budget di dieci milioni di euro che è pur sempre il terzo più alto della massima serie dopo quelli di Milano e Venezia. Martelli a Casale Monferrato in A2 aveva fatto benissimo. Come è pure vero che, senza nascondersi dietro a un dito, avrebbe scelto un allenatore diverso da Sacripantibus. E allo stesso modo la penso anch’io che però conto niente e ben volentieri magari mi sbaglio. Belen e Cerella non confermano, né smentiscono il loro flirt, ma intanto i tifosi della Reyer sognano e al Taliercio cantano in coro: “O Cerella portaci Belen”. Non ci scommetterei troppo. Semmai Mamma Rosa, alla quale le cose bisogna ripetere almeno tre volte prima che le entrino nella zucca e le riprenda su Fuorigioco quasi fuori tempo massimo, è forse sfuggito che Alice Sabatini, miss Italia nel 2015, duetta da più di un mese a bordo parquet con Fiorello Sconochini e Andrea Meneghin prima, durante e dopo le dirette su Eurosport che è la casa del basket. Altro che Sky. Alice per essere carina lo è parecchio. E la foto mi sembra confermarlo. Con quel taglio di capelli sbarazzino che mi piace da matti. Sì, d’accordo, ma è anche brava? Al momento è ancora molto timida e impacciata, e a volte si smarrisce in un bicchier d’acqua, ma sa bene di cosa parla e si farà o almeno glielo auguro. Avendo giocato a pallacanestro prima a Roma e poi a Santa Marinella addirittura in A2. Nella quale ha debuttato quattro stagioni fa. Quando aveva diciott’anni ed era una promessa. Poi il trionfale concorso di bellezza di Jesolo Lido. Dove ha vinto altre quattro fasce, un record assoluto, compresa quelle di miss Cinema e miss Social. Ma mi pare che il successo non le abbia cambiato la vita, né montato la testa. Anzi. Adesso non so, come l’Alice di Francesco De Gregori, se La Gazzetta è a conoscenza pure del fatto che Alice Sabatini ha un tatuaggio di Michael Jordan, che vola a canestro, sulla gamba destra accanto a dove Belen Rodriguez ha disegnata la sua famosa farfallina. Penso di no e comunque si fidi: il tatuaggio c’è e glielo ho visto mentre sfilava in costume da bagno intero, scosciato e nero, sul red carpet di Miss Italia. Come c’ero quel febbraio del 1988 al Chicago Stadium, la vecchia casa dei Bulls, quando nella gara delle schiacciate dell’All Star Game il meraviglioso Air volò dalla linea del tiro libero e affondò la palla nella retina assieme a mezzo braccio destro. E la Nike s’inventò quel nome per Jordan che poi è diventato anche il logo di uno dei (suoi) marchi di fabbrica più celebri e importanti della storia di tutti gli sport del mondo. Non come Ciccioblack, alias Flavio Tranquillo. Ma poco ci manca. O Dindondan Peterson. Al quale mando un caro saluto. O Paron Zorzi. Al quale sono molto vicino in questo momento per lui particolarmente difficile.