A Parigi non piove sul bagnato: Super Pippo d’argento

 

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Dov’ero rimasto? Alla Juventus di Quello là, di cui non ricordo mai il nome, ma non è poi così importante, che perdeva 1-0 al termine del primo tempo contro il Norimberga e m’auguravo, per partito preso, sperandoci poco, che la partita fosse finita con lo stesso risultato. Ovvero con una mortificante sconfitta contro una squadra che gioca nella serie B della Bundesliga dove l’anno scorso si è classificata al dodicesimo posto salvandosi per il rotto della cuffia. Però! Per la verità avevo anche giurato che di calcio su questo blog non me ne sarei occupato almeno sino a novembre. Tanto mi ha nauseato negli ultimi tempi il pallone che ha arricchito i Lotito e i Cairo, i De Laurentiis e i suoi parenti. Disgustandomi più dei tre telegiornali Rai della Meloni che non vedo dallo scorso Natale, ma non credo d’essermi perso qualcosa. Anzi. Ed invece stamattina, sfogliando al bar la Gazzetta dello sport, a pagina 25 ho scoperto che i bianconeri di Thiago Motta nella ripresa si erano superati beccando altri due gol dai tedeschi di Miroslav Klose, promettente allenatore, senza sfiorarne manco uno nonostante l’ex molto stimato tecnico del Bologna abbia nel secondo tempo potuto schierare pure Vlahovic e Fagioli già quasi al top della condizione dopo il loro entusiasmante Europeo. E così, come i miei aficionados potranno facilmente comprendere, non ho potuto ignorare il 3-0. Che potrei anche andarmi a rivedere su Dazn, a cui mi permetto d’essere abbonato non so per quanto tempo ancora, ma, scherzi a parte, non potete chiedermi anche questo proprio nel primo giorno di gare alle Olimpiadi di Parigi che è stupenda anche sotto la pioggia battente. Che ha per la verità tentato di mandare a gambe all’aria Super Pippo Ganna nella cronometro sulla viscida strada negandogli l’argento. Ma non c’è riuscita e così è arrivata subito la prima medaglia dell’Italia a questi Giochi del tripode che invano cerca d’incendiare la maestosa mongolfiera.

Leggo allora sulla Gazzetta il commento di Filippo Cornacchia. Cornacchia? Io mi tocco: “Risultato pesante e spiazzante, ma non ancora allarmante. E’ calcio di luglio, nemmeno d’agosto”. Giusto. E se meravigliate per questo clamoroso cambio di rotta del quotidiano sportivo di Urbano Cairo, che appena un anno fa di questi tempi ha maciullato Max Allegri per aver battuto nella tournée negli Usa il Milan di Stefano Pioli per 6-5 soltanto ai calci di rigore, è vero che vivete proprio su un altro pianeta. La Gazzetta infatti, continuando a sparare a zero sulla Juventus, non vendeva più una copia ad un tifoso bianconero nemmeno per sbaglio e forse neanche in regalo. E quindi, per dictat del suo grande capo granata, augh, ora alla squadra del grandissimo John Elkann è perdonato assolutamente tutto. Anche se dovesse perdere nei prossimi giorni in amichevole con il Fiesso d’Artico tra le province di Venezia e Padova che si è l’altro gorno iscritta al campionato d’ultima categoria, la terza dilettanti. Evviva!

E comunque, aspettando di vedere come andrà a finire l’appassionante finale della sciabola per la medaglia di bronzo tra Gigi Samele e l’egiziano Elsissy che sotto la maschera porta la barba come il pugliese che giovedì ha compiuto 37 anni, son contento d’aver ripreso in mano l’organo di stampa non ufficiale dell’Intertriste cinese dopo un mare di tempo. Perchè mi ha aiutato a ricordare come si chiama alla fin fine quello che io chiamo Quello là o, in alternativa, Giuda Iscariota: il dt Cristiano Giuntoli che è (invece) considerato un fedelissimo del Perdente di successo di questo secolo come lo era stato di Aurelio De Lamentiis sino alla scorsa primavera e prima di far solo danni alla Juventus. Insomma uno di cui fidarsi a occhi chiusi mettendo la mano sul fuoco e uno che al mercato (del pesce?) è considerato un drago nonostante l’anno passato abbia acquistato solo Alcaraz, detto Alcatraz, facendo un grosso favore al Southampton e in questo abbia allungato le mani sul piccolo Thuram che anche papà Lilian non sopportava più d’averlo sempre tra i piedi a Nizza.

Intanto il bravo Gigi Samele ha infilzato il terzo posto soffrendo un cincinin nei primi assalti sino al 3-6, ma poi con cinque stoccate di fila ai danni dell’egizio ha allungato le mani sul bronzo conquistato per 15-12. Prima di lui nessun italiano ce l’aveva fatta a salire sul podio nella sciabola per due edizioni consecutive delle Olimpiadi. Il foggiano infatti aveva conquistato la medaglia di bronzo anche a Tokyo 2021 nella prova a squadre. Bravo. Alla francese. Con l’accento sulla o. E qui chiudo perché un altro colpaccio possiamo piazzarlo stasera nel nuoto con la staffetta 4×100 stile libero, ma voglio goderlo a modo mio. Soffrendo davanti alla tivù e non girandole le spalle come ho fatto nel tardo pomeriggio d’oggi per scrivere queste quattro monate su questo blog. Tanto più che di solito porto fortuna. Al contrario di Ciccioblack Tranquillo e la Gramella, al secolo Massimo Gramellini. Come ho fatto a mezzodì con l’Italia della pallavolo di Fefè De Giorgi, fortissima a muro, specie in Stefano Michelini,  che per la seconda volta in undici sfide olimpiche ha battuto il grande Brasile. Non so se mi spiego. Come nel 1990 al Maracanacinho di Rio nella semifinale del Mondiale che poi abbiamo vinto contro Cuba. E io c’ero! In piedi a saltare di gioia sui banchi della tribuna stampa. O più tardi con Jasmine Paolini che ha passato il primo turno a spese di Ana Bogdan che non era assolutamente farina da far ostie specie. Jasmine, che per favore non chiamate più Gelsomina, mi sta simpatica quasi alla pari di Jannik. Ovviamente Sinner. Che mercoledì ha rinunciato per una bronchite a giocare questi Giochi (e probabilmente a vincerli). Ditelo per favore a SportWeek, l’inserto del sabato della Gazzetta, che ha titolato. “Tennis: Sinner, Paolini e i doppi: siamo noi il Paese guida”. Non mi credete? Andate allora a vedere pagina 78 di SW e poi sappiatemi dire se racconto balle…