All’edicola di Padova ho comprato solo il Fatto Quotidiano (nella foto, ndr) del direttore Marco Travaglio. Al buio. Essendo da poco passate le sette di un mattino di luna piena, bella tonda e luminosa, ma il sole ancora si divertiva a giocare a nascondino dietro le case di una città che non ne voleva proprio sapere di svegliarsi e d’alzarsi dal letto con quel freddo (cane) che non era difficile immaginare che avrebbe incontrato per le strade. Zero gradi infatti e, all’ombra, anche meno. Cosa ci facessi a quell’ora a Padova, magari ve lo racconterò un’altra volta, anche se chi un po’ mi conosce e mi frequenta lo sa molto bene. Adesso vado di fretta e ho pure sonno non avendo chiuso occhio per tutta la notte. A causa di un prurito tremendo che m’invitava a grattarmi ovunque: sulla schiena e sotto i piedi, ai polpacci o lungo le braccia. E più con le unghie mi graffiavo meno possibilità mi concedevo d’addormentarmi. E così è stato. Ma niente paura: qualche goccia di cortisone, ventiquattro oggi e la metà domani, come mi ha consigliato l’esimio professore di cardiologia oncologica di Padova che non ne sbaglia una. Che dico? Mezza. E quindi anche questa (piccola) magagna invernale mi toglierò presto di torno: non ne ho il minimo dubbio.
Se ieri non vi avessi comunque promesso che nel tardo pomeriggio, di ritorno dal Giustinianeo, avrei scritto i miei pensierini quotidiani dopo aver visto le registrazioni del match di Jannik Sinner agli Australian Open e di tutte le partite di A1, vi dico la verità: mi sarei già infilato sotto le coperte e avrei magari forse visto Atalanta-Juve a letto. O, meglio, Armani-Alba Berlino di Eurolega. Sperando di prender sonno prima d’incassare l’ennesima delusione della stagione, oltre alla prima sconfitta in campionato, di quei quattro brocchi che Giuda Iscariota, alias Cristiano Giuntoli, ha comprato a Thiago Motta pagandoli a peso d’oro. Il guaio è che non ho trovato il tempo per seguire né Sinner, né la Reyer di Olivetta Spahija o la Treviso, che mai più chiamerò Nutribullet, di Frank Vitucci che ho già eletto – poche storie – allenatore anche di quest’anno per aver salvato la squadra che spende meno tra i pro in Italia e che ha lo sponsor (De’ Longhi) con più granchi nelle tasche di qualsiasi altro. Ma sono testardo più di un mulo, o forse soltanto un testone, e per questa ragione non ho acceso oggi il televisore, né ho risposto alle telefonate degli amici che probabilmente mi avrebbero raccontato la partita d’esordio di Jannik a Melbourne o della Unahotels di Dimitris Priftis, che non ho ancora ben capito se è scarso o se ci sa fare, al Forum di Assago.
Né ho letto un giornale che mi potesse parlare di sport o soltanto l’articolo del lunedì dell’Orso Eleni sull’Indiscreto. E è per questa principale ragione che prima dell’alba, all’edicola dietro l’angolo, come tutte le edicole che si rispettano in questo mondo, con nessun grado né sopra né sotto lo zero, nella città del Santo, ho comprato il Fatto Quotidiano e non per le ragioni ideologiche o politiche che vi eravate magari messi in testa. Sul quotidiano di Marco Travaglio del resto scrive solo di calcio, e men che meno di pallacanestro, solamente il mio caro amico Paolo Ziliani che per partito preso attacca unicamente la Juve che di nuovo ha pareggiato, questo lo so, anche nel derby con il piccolo Toro di Paolo Vanoli che Urbano Cairo ha profumatamente pure pagato per strapparlo al Venezia dell’americano della Grande Mela, Duncan Niederauer, che avrebbe venduto anche i pali e le reti delle porte di Sant’Elena se Joel Pohjanpalo non avesse con i suoi 37 gol in due anni spinto i neroverdi nella massima serie pagando tutti i debiti del pallone al suo presidente.
Che poi i quotidiani di Cairo, la Repubblica e il Gazzettino li abbia trovati al mio rientro a casa sulla scrivania dopo che li aveva letti e ben ripiegati la Tigre, questa è la routine di tutti i giorni dal momento che ogni mattina, alle 7.30, spaccando il minuto, al suonar delle campane di San Lorenzo, i giornali me li porta Stefano che con la moglie, l’impagabile Cristina, gestisce l’edicola proprio di fronte al Duomo di Mestre. Così come entrambi possono tranquillamente confermare che manco per sbaglio ho mai acquistato in vita mia il Giornale o Libero e men che meno l’Ossimoro degli ossimeri, la Verità. Quale? La loro. Così come non nego che il titolo d’oggi: “Uno scudo agli agenti anche per gli omicidi” è un po’ forte e per questo mi è piaciuto assai. Come il fondino “Fascisti su Marte” lungo due colonne, in prima e ultima pagina, di Travaglio. Nel quale stronca la serie M-Il figlio del secolo che “ha un solo difetto: ci racconta un uomo che non è Benito Mussolini, ma la sua macchietta, e un movimento che non è il vero fascismo, ma la sua caricatura”. Parole sante. A domani. Se non avrò sonno e il prurito. Buonanotte.